’Ndrangheta, ora rischiano di saltare i primi politici

La bufera è tutt’altro che passata. Gli strascichi delle inchieste sulla ’ndrangheta arrivano direttamente nei palazzi delle istituzioni. Non tanto in termini di conseguenze giudiziarie, che sembrano ancora abbastanza lontane, quanto in senso politico. Così, gli effetti delle indagini sugli equilibri nei partiti appaiono decisamente imminenti. Già da oggi, infatti, qualche testa potrebbe cadere. La prima, forse, è quella di Angelo Ciocca.
Ciocca, 35 anni, enfant prodige cresciuto a pane e Lega, passa in pochi anni da assessore ai lavori pubblici nel comune di San Genesio, nel Pavese, al consiglio provinciale al Pirellone (sempre in quota Carroccio) dove entra nella primavera scorsa con quasi 19mila voti. Il nome di Ciocca (che non è indagato) compare nelle carte dell’inchiesta dei carabieniri e della Dia. Il consigliere regionale viene fotografato in compagnia di Pino Neri, all’epoca capo della ’ndrangheta lombarda. Una frequentazione che non è affatto piaciuta al partito. Oggi, infatti, lo stato maggiore del Carroccio si riunirà in via Bellerio - alla presenza di Umberto Bossi - per decidere il destino politico del consigliere regionale.
E tira una brutta aria anche per Massimo Ponzoni, l’ex assessore all’Ambiente del Pirellone. Dopo aver rinunciato al ruolo di coordinatore del Pdl a Monza e in Brianza e al posto in giunta, Ponzoni resta nella bufera. Il giudice l’ha definito «parte del capitale sociale dell’organizzazione» criminale, è indagato per bancarotta e corruzione dai magistrati di Monza, e sempre dalla procura di Monza potrebbe arrivare altre tegole. E tutto questo non è sfuggito ai vertici del partito.

L’invito è a sospendersi è arrivato dal coordinatore regionale Massimo Corsaro, «perché purtroppo non è la prima volta che il suo nome finisce in un’inchiesta». Ponzoni, però, non vuole fare altri passi indietro. «Non ci penso neppure».

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