NEGRITA «Siamo una band di anti rockstar»

Pau, la voce del gruppo: «Questa sera all’Idroscalo registreremo il nuovo Dvd che uscirà a novembre»

Marco Guidi

Si definisce un’anti rockstar, attaccato alla provincia e alla famiglia. Quando sale sul palco, però, Paolo Bruni (semplicemente Pau per i fan), si trasforma. Vedere per credere stasera all’Idroscalo, quando sarà in concerto con i suoi Negrita. Un appuntamento del loro Verso Sud Tour.
Niente sesso droga e rock’n’roll, dunque?
«Ehi, sono sposato da più di vent’anni! A parte gli scherzi, quello stile mi affascinava più da spettatore che da cantante. Io ora voglio una vita tranquilla, a stretto contatto con le persone che mi vogliono bene. Ne ho visti troppi di colleghi rovinati dagli eccessi. E poi la figura della “rockstar dannata“ non ha ragione di esistere in Italia, se si eccettua il caso di Vasco».
Però in concerto ti scateni, sembri in preda al delirio...
«Mi viene spontaneo. È tutto così magico ed energico quando canti. Ero così anche agli inizi, quando suonavamo in piccoli club e birrerie. Si dice che il palco sia una valvola di sfogo per l’artista. Sono d’accordo».
Quali sono i tuoi modelli?
«Ne ho davvero tanti. Se proprio devo dirne alcuni, allora scelgo Mick Jagger, Iggy Pop e Jim Morrison. Diversi fra loro, ma carichi all’ennesima potenza».
Avete riservato un trattamento speciale per i fan milanesi?
«Come no. Proprio sabato sera registreremo il nostro live che uscirà a novembre in un doppio Dvd, insieme a un libro. È un omaggio a Milano, che è sempre stata molto calorosa con noi. E anche un risarcimento per il concerto dello scorso anno, rovinato dalla pioggia».
In più sabato avrete degli ospiti speciali...
«Questa è un’altra chicca. Suoneranno con noi i Bersuit Vergarabat, una band che spopola in Argentina. Li abbiamo ascoltati per giorni a Buenos Aires e poi li abbiamo conosciuti a Madrid, tramite il nostro amico Roy Paci. Da lì è nata l’idea di uno scambio: loro ci faranno visita in quattro tappe del nostro tour e noi ricambieremo. Sono proprio loro che ci hanno indicato la rotta per l’ultimo disco».
Una rotta che va «Verso Sud», immagino...
«Proprio così. Il viaggio in Sudamerica ci ha fatto scoprire quanta umanità e romanticismo ci sia nel cosiddetto Sud del mondo. Oltre che una cultura musicale eccezionale. Forse non sarà tecnologico e ultramoderno come il Nord, ma ha valori che noi abbiamo perso».
È un ritorno al passato, quindi...
«Più che un ritorno al passato, è un ponte fra due diversi stili di vita. I Negrita, in questo senso, vogliono essere una cerniera fra il mondo iperdigitale e l’emisfero che è rimasto ancora all’analogico, dove però l’aggregazione fra le persone è sempre spontanea».
Progetti per il futuro?
«Adesso siamo in tournée. Poi io e Cesare, il chitarrista, gireremo l’Italia come deejay. Quindi voleremo, tutti insieme, di nuovo in Sudamerica e cominceremo a pensare a un nuovo album».
Ritornerete mai a Sanremo?
«Ci siamo stati nel 2003 e fu un’esperienza con i suoi pro e i suoi contro. Giravamo per la città a combinar goliardate, facendoci maledire dall’organizzazione del Festival e dell’hotel. L’ambiente di Sanremo, si sa, è un po’ rigido. Non lo rifaremmo, perché allora eravamo a una svolta nel percorso del gruppo. Ci aveva appena lasciato Zama, il nostro batterista, e dovevamo ripartire. Adesso siamo più maturi, infatti abbiamo declinato l’invito per la scorsa rassegna. Il Festival è sopravvalutato».


Meglio l’Arezzo Wave?
«Da aretino, non posso che rispondere sì. E poi posso raggiungere il palco in bicicletta in pochi minuti. Comodo, no?».

Negrita, Idroscalo, info 899-500022, ore 21.30, ingresso gratuito

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