Nel discorso d'insediamento di Barack Obama c'è un pezzo importante della cultura italiana. In un passaggio il presidente ha citato, indirettamente, l'illuminista toscano Filippo Mazzei: "Rimaniamo una nazione giovane, ma, nelle parole della scrittura, il tempo è venuto di mettere da parte le cose infantili. Il tempo è venuto di riaffermare il nostro spirito durevole; di scegliere la nostra storia migliore; di riportare a nuovo quel prezioso regalo, quella nobile idea, passata di generazione in generazione: la promessa mandata del cielo che tutti sono uguali, tutti sono liberi, e tutti meritano una possibilità per conseguire pienamente la loro felicità".
La ricerca della felicità "The pursuit of happiness" è una delle caratteristiche più originali della carta costituzionale americana. Caposaldo dell'american dream. Fu proprio Fliippo Mazzei, grande amico di Thomas Jefferson, a suggerire di accostare questo diritto agli altri due: libertà e uguaglianza. Il primo a riscoprire l'importanza di Mazzei, dimenticato in Italia, fu Kennedy: "La grande dottrina Tutti gli uomini sono creati uguali attribuita nella Dichiarazione di Indipendenza a Thomas Jefferson, è ripresa dagli scritti di Philip Mazzei, un patriota scrittore nativo dell'Italia, che era intimo amico di Jefferson" (J. F. Kennedy, "Una Nazione di immigranti", Harper & Row, New York, pp. 15-16).
L'accoglienza In un altro passaggio del suo discorso Obama ha parlato della ricchezza che gli Stati Uniti hanno tratto dai migranti.
"Per noi hanno messo in valigia le poche cose che possedevano e hanno traversato gli oceani alla ricerca di una nuova vita". Tra questi c'erano anche gli italiani. Si calcola che fra il 1880 e il 1915 approdarono negli Stati Uniti quattro milioni di italiani. Molti rientrarono in Italia: il 50/60% nel periodo 1900-1914.
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