Nel giorno del compleanno Obama come il cattivo Joker

Non è stato in discesa per Barack Obama il primo compleanno da presidente degli Stati Uniti. Clou della giornata politica è stato il pranzo alla Casa Bianca con i senatori dello schieramento democratico per parlare soprattutto di riforma sanitaria, ma a caratterizzare la giornata di ieri sono stati soprattutto gli attacchi dei suoi nemici più irriducibili. Attacchi personali e attacchi politici, ma in ogni caso attacchi che più che alla realtà delle cose hanno puntato sul sospetto, sulla pancia degli elettori statunitensi. E così, a Los Angeles, Obama improvvisamente è diventato Joker: cerone bianco, sorriso disegnato col rossetto, un novello Heath Ledger, il nemico di Batman, in una miriade di poster che hanno ricoperto le rampe delle autostrade della città degli angeli. Un nemico a cui si rinfaccia un'accusa precisa, scritta sotto la rappresentazione. L’accusa, già avanzata in campagna elettorale è tornata prepotente insieme al tentativo della Casa Bianca di estendere l'assistenza sanitaria a tutti gli americani: «Socialism». Il poster dark è palesemente ispirato, oltre che all'ultimo film di Batman, «Il Cavaliere Oscuro», al più famoso manifesto della campagna elettorale di Obama, quello di Shepard Fairey, in cui il presidente è ritratto con sotto la scritta "Hope" (speranza).
Ma gli attacchi politici sono quelli a cui Obama, pur se in difficoltà nei sondaggi, può rispondere meglio, anche vista l'inconsistenza delle accuse di socialismo. Più subdoli quelli personali, ovvero gli affondi dei «birthist», il gruppo di destra che sostiene l'illegalità della presidenza dell'ex senatore dell'Illinois, accusato di non essere nato ad Honolulu, nelle Hawaii, bensì in Kenia. E che come regalo di compleanno gli hanno fatto trovare 10mila lettere, tutte uguali che gli chiedono «nel giorno della tua nascita, ti chiedo di fare un'unica cosa: facci vedere il tuo certificato di nascita». Le lettere sono state spedite dal sito WorldNetDaily, e fra quelle che di sicuro sono arrivate al 1600 di Pennsylvania Avenue c'è quella di Phil Berg, il leader del movimento che, quando era un magistrato, voleva portare a processo George W. Bush e Saddam Hussein come corresponsabili dell'11 settembre.
Almeno, si sarà forse detto Obama, in questa marea di corrispondenza passeranno più inosservate le 30 lettere di minacce che arrivano ogni giorno.

Un numero record, aumentato del 400% da quando alla Casa Bianca risiedeva Bush, a cui, secondo quanto scrive il quotidiano inglese Daily Telegraph citando Ronald Kessler, autore del libro «Nei servizi segreti del presidente», gli agenti Usa stanno facendo fronte a ranghi ridotti e con turni extra. Presto, per fortuna, per Obama arriveranno le ferie con la famiglia al completo nell'isola di Martha's Vineyard, più che mai necessarie per ritemprarlo dopo i primi mesi di lavoro.

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