Nel mirino i carabinieri l’ex fidanzato e sua madre

A dieci anni esatti dall'omicidio di Serena Mollicone, arriva la svolta nelle indagini sull'uccisione della giovane studentessa di Arce, nel Frusinate, trovata morta in un boschetto della zona due giorni dopo la sua scomparsa. La Procura della Repubblica di Cassino ha infatti notificato un avviso di garanzia a cinque persone. L'accusa formulata dal procuratore Mario Mercone è quella di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il provvedimento - necessario anche per compiere test del dna sugli indagati - ha raggiunto Franco Mottola, all'epoca dei fatti maresciallo comandante la stazione dei carabinieri di Arce e ora in congedo; il figlio di questi Marco; il carabiniere Francesco Suprano, all'epoca dei fatti in servizio sempre presso la caserma di Arce: il giovane Michele Fioretti, di Ripi, all'epoca fidanzato di Serena Mollicone e Rosina partigianoni, madre del Fioretti. Secondo le indiscrezioni che trapelano dalla Procura di Cassino, le indagini hanno preso con decisione una delle piste ipotizzate fin dai primi giorni di quel lontano giugno del 1991: Serena Mollicone, una ragazza tranquilla, dedita allo studio, al suo amore per la musica e per gli animali, si accorge che in paese c'è uno strano giro, probabilmente legato agli stupefacenti e che alcuni suoi amici ne sono rimasti coinvolti. Decide quindi di recarsi dai carabinieri per denunciare il tutto, ma qui incappa ovviamente nel maresciallo dell'epoca e nel suo desiderio di proteggere il figlio, indicato da Serena come uno dei punti-cardine del giro di droga. A questo punto, nella caserma o in un alloggio della stessa palazzina destinato sempre ai militari, avviene qualcosa di strano, ma non ancora l'omicidio di Serena: la ragazza probabilmente viene solo colpita e poi trascinata in un boschetto alla periferia del paese. Qui probabilmente Serena trova la morte e il suo corpo viene anche «incaprettato», probabilmente per sviare le indagini, con del nastro isolante e delle buste. E qui sarebbero rimaste delle impronte ed altri elementi che ora il magistrato vuole comparare con il dna degli indagati. A una parte della scena avrebbe assistito anche il secondo carabiniere indagato, peraltro di servizio proprio nel giorno della scomparsa di Serena, al pari di un altro militare dell'Arma, che si tolse la vita con un colpo della sua pistola d'ordinanza per ragioni mai appurate (secondo i familiari non aveva motivi per suicidarsi) e che tutti in paese hanno sempre ricondotto proprio alla vicenda Mollicone.

Resta invece per ora abbastanza oscuro il ruolo dell'ex fidanzato e di sua madre. La Procura di Cassino in questo decennio non ha mai smesso di indagare sull'omicidio, spinta anche da quel Guglielmo Mollicone, papà di Serena, che ha sempre sollecitato giustizia per la sua piccola.

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