Nell’ex casello daziario l’hotel degli abusivi con vista Arco restaurato

Materassi sparsi. Il sacchetto della pasta aperto e la passata di pomodoro, avanzi di un cena preparata su un fornello del gas da campeggio. Topi morti, al piano superiore una discarica en plein air, segno che per i bisogni primari gli inquilini non facevano neanche la fatica di uscire all’aperto. «Hotel» abusivo in piazza Sempione, quindici stanze, vista sull’Arco della pace tornato candido dopo i restauri. Lo scorso mese, era il 14 luglio, il Comune ha festeggiato la fine dei lavori e la restituzione del monumento rimasto coperto dalle impalcature per vent’anni. A meno di cinquanta metri, e da quasi altrettanto tempo, l’ex casello daziario abbandonato nel più completo degrado, occupato a ripetizione da marocchini, senegalesi, rom, cinesi. Un rifugio chiuso con i lucchetti l’ultima volta proprio qualche giorno prima della cerimonia in pompa magna all’Arco: all’ultimo blitz la polizia ha cacciato gli occupanti e sigillato il portone. Fino alla prossima visita. Una telenovela a cui la Lega chiede di mettere il punto. Il capogruppo comunale ed europarlamentare del Carroccio Matteo Salvini ieri pomeriggio ha fatto un sopralluogo, calpestando i resti dell’ultima occupazione, anche al piano di sopra dove anche lui frequentava a otto anni la sede dei boy scout, ci sono ancora i disegni colorati alle pareti. Ci aveva messo sede l’Asl, un comando dei vigili urbani, sotto il pergolato nel cortile si poteva bere una bibita fresca seduti al bar. Tempi che furono. «E devono tornare - insiste Salvini -. Il dazio è proprietà del Demanio, chiediamo che lo Stato lo passi al Comune per farci un info-point, anche in vista dell’Expo, un museo, si potrebbe riaprire la sede dei boy scout, al piano terra un ristorante o un locale». Federalismo demaniale è la parola d’ordine, il passaggio di beni dello Stato in gestione all’amministrazione. Il processo è partito la scorsa settimana, quando è stato pubblicato il primo elenco degli immobili che dai prossimi mesi dovrebbero passare a Palazzo Marino, un «tesoretto» in cui rientrano ad esempio il Conservatorio, l’Università Statale e il Politecnico, Palazzo Archinto, fino alla chiusa del Naviglio o al letto del fiume Seveso.
Non c’è - e non pretende che entri nella mappa - l’Arco della Pace tornato al suo antico splendore, ma secondo Salvini almeno i due caselli daziari di fianco al monumento che nel 1859 fu attraversato da Vittorio Emanuele II e Napoleone III, «devono essere gestiti direttamente dal Comune, anche se la Sovrintendenza in questi anni ha fatto tutto il possibile». Uno attualmente ospita l’associazione degli ex combattenti e reduci di guerra («ma appena scade la convenzione è opportuno che venga trovata un’altra sede» insiste), l’altro è vuoto da vent’anni, preso d’assalto dagli immigrati come riparo di fortuna. «É assurdo che un immobile così prestigioso e in una posizione simile sia abbandonato» protesta Salvini che chiederà al sindaco Letizia Moratti di fare pressing a Roma perchè venga inserito al più presto nel pacchetto del federalismo immobiliare.


La sovrintendenza ci porta di tanto in tanto operatori del settore della moda che potrebbero essere interessati a investire nel recupero. L’ultima visita, qualche settimana fa, con i rappresentanti di Trussardi. L’investimento per la ristrutturazione ammonterebbe a circa un milione, un milione e mezzo di euro.

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