Nell’ex fabbrica dei biscotti fanno colazione i clandestini

L’hanno scambiato per un boulevard e ci passeggiano. Eppure è una massicciata dove ogni quarto d’ora passa un treno. Ma loro sanno quando attraversare. Questo è il loro regno. E fuori posto sei tu. Dalla stazione di porta Romana, direzione sud, sono 200 metri: poi primo buco a sinistra e ci sei. In alternativa c’è un altro buco da via Longanesi, dove la cinta in pietra lascia il posto alla rete. Benvenuti nell’ultimo nascondiglio del degrado. Marocchini, sudamericani, romeni. C’è posto per tutti qui, dove un tempo si sfornavano i biscottini che facevano diventare grandi, i plasmon, ed ora invece corre il passaporola, perché di posto ce n’è parecchio: l’area immensa, piena di detriti e di materiale pericolante, offre un tetto ad almeno un centinaio di disperati. «Prima le fabbriche - ricorda una signora che abita qui di fronte fin dal ’75 - , poi i sudamericani che fanno festa nel parco, ora altri extracomunitari». «La mattina li trovi che si lavano nel nostro cortile», aggiunge la signora Myriam Rinaldi. «Ci hanno dimenticato», accusa Alessandro Bonvini, residente in via Gonzales, che ricorda quando questo fazzoletto di città a pochi passi da corso Lodi sia stato preda anche di teppisti legati alle cosche. Lo stabile occupato fa capo a tre società, la Centro leasing di Firenze, la Leasint di Milno e la Locat di Bologna. Una Immobiliare aveva un progetto ma lo ha archiviato lo scorso autunno. I residenti sono esasperati e dopo diversi sgomberi seguiti a nuove occupazioni, quel paio di pattuglie della Polizia che ogni tanto si spinge fino a via Longanesi non basta più. Ieri è stato Matteo Salvini, presidente della Commissione sicurezza, accompagnato da Paolo Bassi vice presidente di Zona 4, a provare a censire questa «umanità varia»: «Chiediamo che il Comune solleciti Polizia e Proprietà perché sigillino gli accessi, poi un sopralluogo della Asl, un nuovo sgombero e più controlli».
C’è chi ha scelto il piano rialzato della fabbrica: sopra ai materassi un groviglio di fili per i panni. In un’altra stanza una miriade di prodotti anche di marca: dalla cioccolata al puré, al preparato per torte con tanto di frullatore. A tarda mattina sono tutti via, ma nello scantinato c’è una coppia di romeni arrivati in Italia due mesi fa e giunti qui su indicazione di un amico: «Noi entriamo dai buchi per non dar fastidio», prova a spiegare lui.

«Il padrone ci ha detto che questo mese dobbiamo andarcene», allarga le braccia lei. Impossibile sapere come campino: i due si sbottonano solo per parlare di Darius, 8 mesi, lasciato in Romania con la nonna. Poi via verso un call centre di corso Lodi, sotto gli occhi esasperati dei residenti.

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