Nella cantina d’autore il teatro si mantiene fresco

Maria Letizia Maffei

Sono 39 gli spettacoli in cartellone nel teatro che Ugo Gregoretti amava definire l’allegra catacomba. Stiamo parlando della «multisala» di via dei Filippini gestita da Mario Moretti. E la metafora della grotta sotterranea ci sembra calzare alla perfezione, sia per la collocazione logistica al di sotto del livello stradale, sia per il faticoso lavoro di rielaborazione della realtà che sembra essere il filo conduttore che unisce gli spettacoli, partendo dalla rilettura dei classici, passando per i contemporanei ed arrivando alle nuove proposte.
Le tre sale del teatro dell’Orologio hanno già aperto le porte al pubblico. Dopo il debutto di «Kilimanjaro» tratto da Hemingway, ora la sala Gassman ospita «Cassandra a Locri» e «Angelo Nero», doppio progetto dello stesso Moretti, dove il primo sviscera la sofferenza antica che sgorga dall’ingiustizia delle mafie, mentre il secondo ha un sapore autobiografico. A gennaio si virerà decisamente verso la commedia con un ricordo di Gorni Kramer. A marzo tornerà il «Diario di un pazzo» di Moretti e, dal 17 aprile, «Turbamenti notturni» di Riccardo Reim. Alla sala Artaud dal 3 ottobre è di scena «Big Bang» di Bernard che ci propone il tema della solitudine dell’uomo nelle grandi metropoli. Dal 21 novembre «Il cappotto» di Gogol nell’adattamento di Paola Surace e la regia di Mario Moretti, racconta la ribellione di fronte all’arroganza del potere. Dall’8 gennaio Paola Bonesi, Maurizio Repetto, Paola Sambo e Gloria Sapio daranno lezioni di letteratura in una particolare messa in scena. Torna Federica Festa con un testo più impegnato a far luce sui perché delle nostre tradizioni radicate, con «Testa o croce» che debutta il 13 febbraio.
La sala grande ospita in questi giorni «La tenda rossa» di Anita Diamant con la regia di Kelati e Claudia Della Seta che portano a Roma il lavoro del teatro arabo-ebraico di Jaffa e Afrodita in reazione all’inasprirsi dei conflitti tra Israele e Palestina. Dal 21 novembre Marco Mattolini ci offre la sua regia di «Quante vite avrei voluto», una storia per Luigi Tenco, con Gianluca Ferrato, in un bilancio sui grandi temi della vita.

A gennaio debutta «Il merlo sulla forca», dieci quadri di Mario Moretti basati sulle liriche maledette di François Villon, poeta, ladro ed assassino. A marzo ci sarà la ripresa dell’emozionante «Love’s kamikaze», con Valentina Chico e Francesco Siciliano, storia d’amore tra una ragazza ebrea e un ragazzo palestinese.

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