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Nella casa del killer c’era un altro cadavere

Nella casa del killer c’era un altro cadavere

Liegi Si trasforma in un giallo la strage di Liegi: prima ancora di recarsi a piazza Saint-Lambert e dare la stura alla sua letale furia, il 33enne belga Norodine Amrani, aveva già ucciso una donna, trovata cadavere nella sua casa. «Il corpo è stato trovato in un capanno di cui Amrani si serviva, in particolare per coltivare cannabis», ha riferito il procuratore generale della città vallone, Cedric Visart de Bocarme, intervistato dall’emittente radiofonica pubblica Rtbf. La vittima è stata identificata come una collaboratrice domestica di 45 anni, che lavorava per una vicina del killer. In mattinata l’uomo era riuscito ad attirarla nella propria abitazione, allettandola con il pretesto di offrirle lavoro: una volta nelle sue mani, però, Amrani l’aveva assalita e uccisa. Poco dopo era uscito per portare a termine il folle piano di morte nella piazza centrale di Saint Lambert dove con un kalashnikov e tre granade lanciate folla aveva ucciso cinque persone, ferite circa 120 per poi togliersi la vita con un colpo alla testa. È questa la ricostruzione fornita dagli inquirenti all’indomani del sanguinoso attacco che ha sconvolto il Belgio. Durante una conferenza stampa, il procuratore Daniele Reynders ha confermato che il tiratore non ha lasciato alcun messaggio per spiegare il suo folle gesto, che ha provocato anche la morte di due ragazzini, un 15enne e un 17enne, e di un bimbo di soli 17 mesi, deceduto nella notte a causa delle ferite. È ancora in vita invece, seppure in condizioni critiche, la 75enne che ieri era stata erroneamente inclusa fra i morti.
Amrani era stato condannato per fatti di droga e rilasciato su parola nell’ottobre 2010. Nella sua casa gli agenti avevano scoperto un vero e proprio arsenale. Si sentiva perseguitato dalla polizia e viveva nel timore di tornare in carcere. Una ricostruzione del killer è stata fatta da inquirenti e avvocati che hanno anche diffuso una foto. Nell’immagine il 33enne di origine marocchina appare con i capelli corti e scuri, barba e baffi e la faccia tonda. «Era un delinquente che per tutta la vita ha avuto problemi con la giustizia, con il tribunale dei minorenni, tribunali minori e corti d’appello», ha spiegato il procuratore di Liegi, Cedric Visart de Bocarne.
Non a caso, il killer proprio il giorno della strage era stato convocato dalla polizia per un’inchiesta su alcune molestie sessuali, come riferito dal quotidiano Le Soir. Amrani, tuttavia, non si è presentato e, armato di kalashnikov e granate, ha seminato il terrore nell’affollata piazza Saint Lambert. Rilasciato su parola nell’ottobre 2010, l’uomo aveva scontato una condanna a 42 mesi per reati di droga. La polizia aveva trovato nella sua casa una vera e propria piantagione di cannabis, con oltre 2.800 piante. In quell’occasione gli agenti avevano rinvenuto anche 9mila componenti di armi. Secondo la stampa locale Amrani avrebbe, il giorno prima della strage, fatto un versamento alla sua compagna a cui avrebbe dedicato le seguenti parole: «Ti amo amore mio, buona fortuna».

«Gli piacevano le armi ma era un uomo molto equilibrato e calmo - ha raccontato uno dei suoi ex avvocati, Abdelhadi Amrani, omonimo ma non parente - «Non mi sarei mai aspettato che ci fosse lui dietro la strage di Liegi».

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