Roma - L’operazione «Carroccio mafioso», volta a screditare la Lega Nord insistendo su presunte collusioni con la criminalità organizzata, è arrivata alla fase- 2. Iniziata lunedì sera a Vieni via con me da Roberto Saviano, incurante dell’arresto del boss Antonio Iovine, è proseguita ieri con le anticipazioni dell’ Espresso , che ha ridato diritto di tribuna all’autore di Gomorra e ha pubblicato alcuni intercettazioni senza rilevanza penale. A far da grancassa ci ha pensato il governatore pugliese Nichi Vendola che ha liquidato la Lombardia, culla del leghismo, come «la regione più mafiosa d’Italia».
La ’ndrangheta al Nord? «Certo, cerca di interloquire con la Lega», ha ribadito Saviano al settimanale. «Le inchieste- ha aggiunto- mostrano come in tutte le regioni le mafie scommettono sul federalismo » e tutto ciò «dovrebbe indignare il ministro dell’Interno ». La spiegazione dello scrittore si articola molto sinteticamente: «In Lombardia la Lega è forza di governo e oggi gli uomini delle cosche calabresi, attivi nella regione da decenni, puntano a investire i loro capitali nei cantieri dell’Expo 2015». Il sillogismo è facile facile: «Proprio perché per entrare negli appalti hanno bisogno della politica che controlla la spesa sul territorio, la criminalità organizzata guarda con favore a una riforma federalista del Paese». Il federalismo, perciò, è una riforma «mafiosa» che «potrebbe far diventare Campania, Calabria e Sicilia davvero “cose nostre”».
All’Espresso , ovviamente, non bastava il sermone Gomorra- style. E nel numero in edicola oggi viene pubblicato un brano di intercettazioni acquisito dai pm milanesi e non rilevante penalmente nelle quali un imprenditore calabrese in odor di ’ndrangheta parla con un maresciallo della Finanza, stretto collaboratore del pm antimafia Gratteri. Il sottufficiale chiede: «Ieri sera mi sono visto con Pino Galati... rimangono dei candidati in alcuni paesi... abbiamo la possibilità di candidare qualcuno noi? ». Pino Galati è un deputato calabrese del Pdl ed è il marito della leghista Carolina Lussana (che annuncia querela). Fare due più due è un gioco soprattutto se l’imprenditore viene beccato a dire: «Questa gente ci serve». Nel dossieraggio manettaro dell’ Espresso e di Saviano si è buttato a capofitto Nichi Vendola.
Che dalla Grande Mela ha pontificato: «In Italia non si è mai voluto affrontare davvero il tema della criminalità organizzata. È un sistema di potere radicato dentro lo Stato. Non dimentichiamoci che la regione più mafiosa d’Italia non è la Sicilia, ma la Lombardia. Forse è tempo che il governo si ponga queste domande ». Le repliche non si sono fatte attendere. «Chi dice che il federalismo possa favorire la criminalità dimostra di non sapere di cosa si stia parlando», ha risposto a Saviano il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ribadendo come le mafie abbiano proliferato sugli sperperi del centralismo. «Saviano si è prestato a un’operazione di bassa propaganda politica», gli ha fatto eco il ministro della Difesa La Russa.
Il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, ha definito le parole di Vendola un esempio di «basso sciacallaggio» giacché «è risaputo che le mafie vengano attirate dalla ricchezza della Lombardia ». «Si vergogni! Siamo tra i primissimi ad essere corsi ai ripari», ha rintuzzato il governatore lombardo Roberto Formigoni.
«La sinistra sta orchestrando una mirata e scientifica campagna mistificatoria per far credere che il problema siano la Lombardia e la Lega», ha rilevato il sottosegretario Giovanardi, cercando di bloccare la «macchina del fango».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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