da Roma
Non passano neanche ventiquattro ore dallaccordo raggiunto lunedì tra la maggioranza e la minoranza della Margherita e già il partito di Francesco Rutelli sembra tornare a pochi passi dallimplodere. Perché sarà pur vero che lintesa su collegi e finanziamenti è stata trovata e che «la parola scissione è uscita dal nostro vocabolario» (parole soddisfatte del leader dellopposizione interna Arturo Parisi), ma il problema è che nessuno deve averlo detto a Lamberto Dini. Nella riunione del gruppo dei senatori della Margherita tenutasi ieri notte a Palazzo Madama, infatti, lex presidente del Consiglio ha attaccato frontalmente il capogruppo Willer Bordon, esponente della componente ulivista del partito, chiedendone le dimissioni.
Il vertice notturno è il seguito di unassemblea svoltasi tre settimane fa, in seguito a una lettera di ventidue senatori della maggioranza del partito che contestavano la gestione del gruppo e le posizioni di Bordon dopo la decisione dellassemblea federale della Margherita di bocciare la lista unitaria dellUlivo per le elezioni politiche del 2006. Una decisione criticata aspramente dalla minoranza parisiana della Margherita e che aveva portato il partito sullorlo della scissione.
Solo lunedì, durante la riunione della direzione, maggioranza e minoranza hanno trovato un accordo su un documento che sancisce la nascita dellopposizione interna guidata proprio da Parisi. «Mi fa piacere - era stato il commento di Romano Prodi - che sia stato trovato un accordo e mi auguro che sia forte e solido». Di certo, era il massimo che si poteva ottenere e di fatto tutti si erano dichiarati soddisfatti di una soluzione che, commentava Franco Marini, «fa parte della normalità democratica» e - aggiungeva Rutelli - consente al partito «di dedicarsi in modo serio ai problemi del Paese».
Al di là delle buone intenzioni e delle dichiarazioni di facciata, invece, ieri notte è andato in scena lultimo, durissimo scontro.
Nella Margherita la pace è durata appena 24 ore
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