«Nella scuola meno sprechi e più merito»

Tagli agli sprechi, nuovo sistema di reclutamento degli insegnanti e più selezione. Gli input della riforma Gelmini sono chiari. A condurre la scuola lombarda, passo passo, nel cuore della riforma è il direttore all’ufficio scolastico regionale Giuseppe Colosio.
Direttore, cosa pensa della riforma del merito?
«La scuola lombarda ne ha un estremo bisogno. Se non introduciamo questo concetto dall’inizio del percorso scolastico, non ridiamo nervo ai nostri ragazzi».
Dice che gli studenti sono un po’ troppo seduti?
«Se non si insegna a impegnarsi duramente per ottenere gli obiettivi, si crescono dei ragazzi troppo molli. Premiando il merito, torniamo a creare degli universitari più consapevoli e combattiamo la dispersione scolastica».
Il ministro Gelmini vuole superare tutte le conseguenze del 6 politico e del ’68. È d’accordo?
«Certo. E per di più non è giusto regalare i voti agli studenti. Né le lodi alla laurea. Vanno date solo quando sono davvero meritate».
Una scuola più severa quindi?
«Sì, più che altro una scuola più rigorosa, che esca dal lassismo e che faccia capire ai ragazzi quanto è bello ottenere un risultato meritato, ottenuto con le loro forze e con il superamento degli ostacoli».
La scuola è pronta per tutto questo?
«Bisogna riscoprire il ruolo tra impegno e risultato e saper sviluppare il singolo. Garantiamo un livello massimo di preparazione per tutti».
Come incoraggiare i più bravi?
«Innanzitutto con i voti. E poi con borse di studio che permettano di frequentare tutte le migliori università del mondo. Dobbiamo investire sui nostri giovani, è questa la vera grande opera pubblica».
Com’è la situazione cattedre in Lombardia? Sono state tutte assegnate?
«Abbiamo fatto un lavoro enorme da inizio settembre. Ora siamo in totale equilibrio ed abbiamo assegnato 107mila posti».


Cosa pensa delle proteste degli studenti che anche quest’anno scendono in piazza contro la riforma?
«Mi spiace che gli studenti si facciano strumentalizzare da registi occulti, che non c’entrano nulla con il mondo della scuola. Solo pochi ragazzi partecipano alle manifestazioni per convinzione personale».

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