
"Raccolgo allora ogni particolare/ Di questo paesaggio senza fine,/ E ne faccio argomento di poesia". Sembra essere proprio questo il senso di Poesia religiosa coreana, testo pubblicato di recente da Luni editrice (pagg. 480, euro 34). Si tratta di una ristampa del 2004. La cura è di Maurizio Riotto, orientalista, professore ordinario di Storia della Corea e Culture Comparate , tra le tante significative esperienze, ha insegnato in numerosi atenei orientali e nazionali. È autore di oltre duecento testi sulla Corea, e ha ricevuto la medaglia d'onore al merito culturale dal Presidente della Repubblica di Corea.
Va detto che la poesia coreana, qui da noi, è forse meno nota rispetto a quella giapponese e cinese, pertanto questa pubblicazione rappresenta un'occasione per ampliare i nostri orizzonti letterari, attraverso la conoscenza e il confronto con una tradizione che ha radici profonde. "Non c'è frontiera fra principio e fine". E a proposito di profondità, la parola poetica è uno strumento antico, che consente di resistere all'oblio e al silenzio. "Colto quel fiore, io ve ne farò dono". Dentro a un verso c'è sempre un piccolo universo che in qualche misura ci somiglia. È per questa ragione che siamo convinti che la pubblicazione di un libro di poesia debba essere (quasi) sempre accolta con un sorriso di gratitudine, poiché la poesia fa delle cose, suscita delle cose, smuove delle cose. "Lontano un picco, come sospeso in aria,/ Nel lago piatto indica la via". Edgar Lee Masters ci suggeriva di imparare a memoria qualche verso di verità e di bellezza perché avrebbe potuto tornarci utile nella vita; e qualche verso di verità e di bellezza lo si trova anche in questo testo illustrato e corredato da cenni storico-geografici e filosofico-religiosi , che si presenta non soltanto come antologia poetica classica ma anche come compendio di memoria e cultura di un popolo. "Gli uomini tremano nell'attraversar gli stretti ponti". Abbraccia un ampio arco temporale che va dalle origini ai primi del Novecento. È un tentativo di restituzione di un mondo e di un tempo, e della ricchezza che essi contengono, partendo da lontano. "Venimmo, sì, venimmo!/ Venimmo tutti noi". E, a proposito di tempo, dice bene, in nota, Maurizio Riotti sul valore che l'antichità rappresenta, soprattutto in questo nostro oggi così fatuo, presuntuoso e proteso verso un futuro non prevedibile, né certo, in cui si lascia indietro (o peggio, si dimentica) un passato che dovrebbe essere strumento, sostegno e guida. "Ché la mia vita è foglia che galleggia".
Viene chiarito nelle note che non di poesia religiosa si tratta, ma piuttosto di religiosità nella poesia in effetti, una delle cifre della poesia orientale è la capacità di fare emergere l'invisibile, la spiritualità insita nella vita quotidiana. "Fra le altre cime, solo, si distingue,/ Ed ermo s'erge dentro le bianche nubi". Ogni più piccolo dettaglio è un segno di presenza e di consapevolezza. L'assoluto tende a celarsi nelle cose minime. Noi consideriamo anche la religiosità della poesia, ne facciamo preghiera, perché la poesia ha in comune con la preghiera l'elevazione e il raccoglimento. È una preghiera altra che spalanca i cieli che si nascondono dentro di noi. "Chi saprà mai la via che riconduce a casa?/ E intanto le nubi passano, nel loro inutile andare".
Poesia religiosa coreana (di cui citiamo versi) si presenta come una raccolta di testi di differenti autori, si va dalle mogli dei barcaioli ai sovrani, passando per anonimi, condottieri e monaci buddisti. "Potrò mai tornare alla polvere del mondo?". Si tratta di circa cinquecento piccoli componimenti che nella brevità e con un andamento piano e un linguaggio quotidiano riescono a illustrare, con leggerezza e profondità, l'animo umano, "sulla via della vita e della morte/ Che a questo mondo ognun di noi percorre". Ogni lettura fa emergere un'immagine, una riflessione, un istante, uno scorcio di vita, esteriore ed interiore. Fra le pagine si coglie quasi un'esortazione alla semplicità, allo stupore che ci tiene vivi; un invito a quella purezza che pure dev'esserci ancora da qualche parte nel nostro cuore, "come foglia caduta fra altre mille".
In un tempo, il nostro, pieno di fratture e mancanze, in preda alla velocità e al sovraccarico di informazioni, la poesia consente di rallentare, è un indugiare del passo, è il recupero di una lentezza che, lungi dall'essere spreco, è recupero e guadagno. La poesia è un luogo dove passano verità universali, magari in una folata di vento, nel volo spaurito di un uccello "o nello specchio dell'acqua che si snoda".
Il dono intrinseco della poesia è l'attitudine di osservare ogni piccola cosa (dentro e fuori) che pare silenziosa e immota e scorgervi dentro un respiro, e un canto. "I tuoi meravigliosi stratagemmi han conosciuto i segreti del Cielo".