
L' ascesa della Cina può essere raccontata in tanti modi. A partire dalla volontà di riscatto dopo l'umiliazione iniziata con le guerre dell'oppio; l'ascesa di un sistema partito che fonde marxismo e confucianesimo e che contende il campo politico alle democrazie occidentali; il comprensibile riequilibrio del sistema economico che ha tra i suoi fattori la demografia che gioca a favore dell'Oriente; un modello culturale con un'antichissima tradizione di letteratura e cultura che l'Occidente ha sottovalutato...
Sono tutti elementi che ritroverete nel saggio di Alessandro Aresu, La Cina ha vinto (pagg. 142, euro 16) appena pubblicato per i tipi di Feltrinelli. La bravura di Aresu è però quella di raccontarvi esseri umani e il preciso rapporto tra questi esseri umani e lo sviluppo delle tecnologie e delle strategie politiche che hanno dato alla Cina quello che potrebbe essere un consistente vantaggio sull'Occidente. Tanto che il libro andrebbe letto dalla fine, per prima cosa fissandosi bene nella memoria il datario e i nomi di alcuni dei "personaggi principali" che ci vengono presentati e narrati con una prosa e uno stile che davvero farebbe invidia a un buon romanzo.
Al centro della narrazione Wang Huning, un politologo il cui nome a molte persone in Occidente potrebbe dire ben poco. Il che è incredibile, perché è quasi universalmente considerato l'eminenza grigia del partito comunista cinese. Aresu - consigliere scientifico di Limes e di svariate branche del nostro governo - tratteggia l'ascesa di questo intellettuale che è stato capace di mantenere il suo ruolo di consigliere con ben tre diversissimi segretari generali del partito: Jiang Zemin, Hu Jintao e Xi Jinping. Classe 1955, Wang Huning è professore all'università Fudan di Shanghai, esperto di politica comparata e politica internazionale. Ha ripetutamente visitato gli Stati Uniti. Ma ad essere particolarmente importante è stata la sua permanenza tra 1988 e 1989, quella che gli ha consentito di scrivere il saggio America contro America. L'uomo perfetto per influenzare le scelte di Jiang Zemin, segretario generale del partito comunista cinese dal 1989 - post rivolta di Tienanmen - sino al 2002. Ingegnere appassionato di tecnologia, a capo della fazione di Shanghai, puntò sul cambio di orientamento dell'insegnamento in Cina. E sulla caccia ai cervelli della tecnologia. Un corso mai cambiato dai suoi successori, Xi Jinping compreso.
Un corso monitorato con attenzione dal professore di Shanghai che ha portato la Cina a diventare uno dei principali leader nel mondo delle lauree Stem (acronimo inglese per Science, Technology, Engineering, Mathematics). Sono di origine cinese anche moltissimi dei genietti che fanno marciare la grande macchina della Silicon Valley. Abbastanza per far pensare che ci sia ben più di un cavallo di Troia nella pancia dell'"avversario provvisorio della civiltà cinese".
E questa chiave della provvisorietà, è importante per il saggio di Aresu perché la flessibilità cinese, la duttilità, è sempre piegata ad un progetto di grande respiro che in Occidente si vede molto poco. Certo esistono anche tutte le sfilacciature della civiltà cinese.
Aresu ne da conto nel paragrafo "Il collasso arriva sempre domani", dove esamina le teorie di Gordon Chang che dal 2011 preannuncia l'imminente crollo della potenza economica cinese. Tra crisi e lisi siamo al 2025 e la Cina ha fatto tutto tranne collassare. Per usare le parole di Aresu: "Wang Huning osserva che questi individui hanno forse letto qualche cablogramma o paper accademico, hanno parlato distrattamente con qualche pseudoesperto, ma resta fermo nella sua preoccupazione: gli occidentali non sono più quelli di una volta". E ancora: "Wang Huning si rende conto di non poter parlare dei suoi avversari come di cadaveri. In uno slancio di generosità li definisce comparse gettate in un mondo troppo complesso e spietato per i loro titoli di studio prestigiosi, ottenuti nelle università che ha visitato nel suo viaggio americano".
Anche senza prendere per profetico - abbiamo visto che le profezie politologiche raramente funzionano - il titolo del pregevole, anche per brevità, saggio di Aresu c'è una riflessione da fare. Rischiamo di essere molto meno bravi ad interpretare i cinesi di quanto i cinesi siano bravi ad interpretare noi e siamo saliti su un treno tecnologico in cui i macchinisti stanno a Pechino o a Taiwan.
E anche quando stanno in Occidente spesso ci sono immigrati da Pechino a Taiwan. Come preziosissime risorse da tenerci strette, sia chiaro, ma come risorse che potrebbero avere nostalgia di casa, se non si è in grado di integrarle in un modello convincente.