Presto, prima di quanto si possa prevedere, l'uomo raggiungerà Marte e navicelle di turisti spaziali potranno magari passeggiare sulla crosta del pianeta rosso. Nell'attesa, ci si può... allenare a Timanfaya, il parco vulcanico per eccellenza di Lanzarote, dove lo strato rugoso di lava, i fiumi di «liquirizia» nera pietrificata ancora fumante e i coni dei crateri con le loro bocche screpolate disegnano un paesaggio appunto fantascientifico. Che si può scoprire sul dorso di un cammello oppure sul sedile di una guaga, come viene chiamato l'autobus col quale è possibile inoltrarsi nei 200 km² di questo territorio che si formò nel 1730 in appena pochi giorni e dove vivono oltre 100 specie vegetali, adattatesi al clima torrido di questo mare di lava, la cui consistenza, a pochi metri di profondità, è ancora incandescente.
Basta versare un secchio di acqua in una cavità, come fanno le guide di Timanfaya, per vedersela restituita in forma di geyser, oppure stendere una griglia per cucinare carne e pollo in pochi secondi. Da gustare ai tavoli del Ristorante El Diablo, situato proprio al centro del parco in cui si trovano oltre 100 dei 140 vulcani presenti a Lanzarote. Poco distante, ci si imbatte in un'altra meraviglia o ineguagliabile scherzo della natura: la laguna verde che si è venuta a creare nellinterno del cono vulcanico affacciato sulla spiaggia di El Golfo, tanto amata da Pedro Almodovar che l'ha immortalata nel film «Gli abbracci spezzati». Sembra quasi un occhio color smeraldo che gioca a rimpiattino con loceanno.
Il mare, infatti, si fonde e si mescola con la lava, entrando e uscendo dalle bocche che il magma ha scolpito a Los Hervideros, sbuffando gorgoglianti sorgenti di acqua spumosa. E' un mosaico bianco di sale e rosa di fenicottero, invece, lo spettacolo offerto dalle Saline de Janubio con le vasche quadrangolari che digradano verso l'acqua con sfumature pastello. Ancora non si sa se su Marte ci sia vita ma a Lanzarote di sicuro i contadini sono rabdomanti, maghi capaci di cavare acqua... dai lapilli della cenere, catturando quell'umidità notturna necessaria per far crescere cipolle, squisite patate e soprattutto l'uva fatta maturare nei socos, mezzelune che punteggiano come tanti ferri di cavallo il paesaggio de la Geria regalando agli isolani una malvasia delicata, che si può degustare a la Bodega de La Geria o seduti tra i salici seduti ai tavoli del ristorante Rubicon situato proprio di fronte.
Se Lanzarote ha conservato la sua anima senza cedere alle forzature del turismo di massa, lo deve al suo «giardiniere», come veniva soprannominato l'artista locale Cesar Manrique che dopo avere studiato e lavorato a Madrid e New York, scelse di tornare a casa per fare dell'isola vulcanica la sua opera d'arte in mezzo all'oceano. I contadini e i marinai di Lanzarote si lasciarono facilmente convincere a respingere le sirene dell'edilizia selvaggia per valorizzare il paesaggio senza violentarlo, ma esaltando la bellezza architettonica della lava e persino laridità della terra: Los Jameos de Agua uniscono in matrimonio l'architettura degli anni '60 - ricordano un po' le scenografia del cartone animato «I Flinstones» - alle angustie di una caverna sotterranea scavata dalla lava fuoriuscita dal vulcano Corona.
Il Jardin de Cactus è un museo open air di piante grasse custodite nella culla di un cratere immerso negli orti di fichi d'india intorno a Guatiza, mentre il Mirador del Rio è un punto di osservazione che Manrique ricavò da un bunker militare, da cui godere il panorama sull'isoletta de la Graciosa, autentico «vello di leopardo» steso sul manto azzurro dell'Atlantico. E in ognuna delle location di Manrique (www.cesarmanrique.com), compreso il Monumento del Campesino, che è anche un ristorante e centro artigianale ricavato in un antica casa rurale, l'accesso è velato da una installazione per mantenere sino all'ultimo l'effetto sorpresa. Che si rinnova viaggiando on the road tra pittoreschi borghi di case bianche come Tias dove visse e si trova ora la biblioteca di José Saramago, premio Nobel della letteratura; l'antica capitale Teguise coi suoi nobili palazzi, conventi e vie lastricate in selciato; l'oasi di palma di Haria e il belvedere di Ye. E la capitale Arrecife col Castello di San Josè che accoglie il Museo internazionale di arte contemporanea delle Canarie e guarda con le sue ampie vetrate ai container del porto commerciale. Per finire, un bagno dalle spiagge di Famara, paradiso per i surfisti, e del Papagayo, un incanto di sabbia rosa.
Info: in Italia www.spain.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.