Nelle intercettazioni due ministri Pisanu chiede aiuto per la Torres

L’ex ministro ascoltato per caso in alcuni colloqui col dirigente della Juventus: «So che viene a trovarti il presidente della squadra di Sassari, trattalo bene»

Gian Marco Chiocci

Nelle carte dell’inchiesta della Procura di Napoli spuntano due ministri. Quello dell’Interno, Giuseppe Pisanu. E l’ex responsabile dell’Economia, Domenico Siniscalco. Il numero uno del Viminale è stato intercettato, incidentalmente, dalla Procura di Napoli incollata ad uno dei tanti telefonini di Luciano Moggi. Ascoltando «Lucianone» i carabinieri, per forza di cose, sentivano in diretta cosa aveva da dirgli Pisanu a proposito della squadra di calcio della Torres che milita in C1. Una decina le chiacchierate impresse sui nastri e depositate nei fascicoli dei pubblici ministeri Beatrice e Narducci. Per Siniscalco vale lo stesso discorso fatto per Pisanu: la sua voce è finita negli atti dell’inchiesta perché tutto ciò che partiva e arrivava dal telefonino di Moggi, era sotto controllo.
Segreteria «particolare»
Prima di parlare delle intercettazioni fra Moggi e Pisanu occorre rifarsi all’«avviso di conclusione indagini» notificato a 41 persone indagate nell’inchiesta sul calcio sporco. Nel documento si cita Vincenzo Corrias (che non è indagato) capo della segreteria del ministro, contattato il 17 novembre 2004 dal direttore generale della Juventus «al fine di far intervenire il prefetto di Reggio Calabria per soddisfare le richieste rappresentate da Pietro Franza», presidente del Messina. È l’unico accenno, indiretto, ufficiale, al ministro Pisanu. I ripetuti contatti intercettati risalgono, invece, al mese di marzo del 2005. Suona strano dirlo così ma l’attenzione degli interlocutori è rivolta, contestualmente, a due fatti che nulla c’entrano l’uno con l’altro: il problema della salute del Papa, Karol Wojtyla, collegato a come regolarsi rispetto alla paventata sospensione del campionato di calcio; e le sorti della Torres, squadra di Sassari cara a Pisanu, alle prese con problemi finanziari che rischiano di impedirne l’iscrizione al campionato di serie C1.
A metà marzo del 2005 Moggi chiama il centralino del Viminale e si fa passare il ministro. Gli racconta della riunione al Coni della sera precedente e delle eventuali decisioni da prendere qualora il Papa non ce la dovesse fare. Moggi snocciola consigli al ministro. Gli dice che, a suo avviso, con la morte del Papa sarebbe il caso di sospendere le partite. Pisanu ringrazia per il suggerimento, parla di Galliani che per competenza l’ha girato a Carraro, e fa capire che la cosa peggiore per loro è se il Papa muore un’ora prima della partita. Allora Moggi interviene per ribadire che l’incongruenza della decisione era stata quella del giorno prima: far giocare comunque il campionato. E visto che tra serie A, B e C c’erano decine e decine di squadre in trasferta - il che «costava» alle società centinaia di milioni - a quel punto non si poteva fare a meno di scendere in campo. Nel corso della conversazione, però, a detta dei carabinieri Moggi si rende conto che un eventuale rinvio della partita avrebbe potuto scombussolare i piani dell’organizzazione. Allora gioca una strana partita. All’inizio insiste sul punto e si lascia sfuggire una frase di circostanza («certo se il Papa morisse a poche ore dagli incontri, si sospenderebbero gli incontri...») che fa sobbalzare Pisanu il quale non crede ad un rinvio delle partite un’ora prima del fischio d’inizio perché teme una ribellione dei tifosi».
La sorte del Papa
Poi tranquillizza il ministro. «I tifosi - dice - sono attaccati al Papa e non diranno nulla». Dopodiché passa a mettere in atto la strategia studiata a tavolino: che è poi quella del giocare comunque, non solo per le ingenti spese sostenute per le trasferte da società e tifosi, ma perché la «Cupola» ha un interesse specifico affinché la partita in calendario non venga sospesa. In una intercettazione tra Moggi e Giraudo gli interlocutori spiegano quanto sia conveniente giocare quella domenica perché contro la Juventus c’è «la Fiorentina che ha due squalificati e due infortunati». Se la partita fosse stata rinviata, i quattro giocatori avrebbero saltato non la sfida con la Juve ma un’altra gara.
Torres raccomandata
Fra le numerose telefonate intercettate tra Pisanu e Moggi ve n’è una, datata 17 marzo 2005, nella quale il ministro e il direttore generale della Juventus affrontano il caso dei problemi che attanagliano la Torres, squadra sarda in serie C1. Solo due giorni prima il Consiglio Federale aveva approvato le disposizioni sulle ammissioni ai campionati professionistici stabilendo norme ferree per l’iscrizione. La Torres non aveva quei requisiti, come riconosciuto nella riunione del Consiglio federale del 15 luglio, in quella della «camera di conciliazione e arbitrato» del Coni del 26 luglio, e come sentenziato dal Tar il 2 agosto successivo. A fronte di queste sentenze sfavorevoli, però, successivamente il Consiglio di Stato ribalterà tutte le pronunce precedenti consentendo così alla Torres, il 9 agosto 2005, di essere regolarmente iscritta al campionato di C1.
Parla il ministro Pisanu
L’intercettazione del 17 marzo 2005 si svolge in tono amichevole. Moggi attacca a parlare del più e del meno, dei buoni risultati della Juve, di qualche critica ricevuta. Pisanu racconta di esser stato recentemente in Spagna: «Ogni due parole - afferma - mi dicevano... ma la Juve, ma la Juve... è la Juve... vi ha fatto tre a zero» (il 9 marzo la squadra bianconera aveva vinto col Real, a Torino, ma per due a zero). Moggi annuisce, ride, parla del risultato soddisfacente e Pisanu interviene: «Senti Lucià! Io ti telefono perché so che sabato viene a trovarti il Presidente della Torres Calcio...». Questo lo scambio di battute che viene riportato nella trascrizione. Moggi: «Io ti avrei chiamato stasera a casa...». Pisanu: «E... allora quando viene... tu dagli la mia Apostolica Benedizione... digli che lo ricevi grazie a me!». Moggi: «Vai tranquillo Beppe!». Pisanu: «E trattalo bene che...». Moggi: «A parte il fatto che ti avrei chiamato stasera a casa...». Pisanu: «È che me lo hanno detto... ma quello parlava male di Luciano, com’è che adesso va da lui!... è dice perché... (ride)». Moggi: «Ma non parlava male... c’era stata una incomprensione!». Pisanu: «Vabbuò. Diciamo che l’incomprensione verrà superata!». Moggi: «Si, si è superata è superata...». Pisanu: «Digli che... però appena... appena esce ringrazi me...». Moggi: «Vai tranquillo Beppe». In una seconda intercettazione con Moggi, insieme al ministro è presente il presidente della Torres. A cui Pisanu passa il telefonino per farlo parlare direttamente con Moggi.
Parla il ministro Siniscalco
Nei fascicoli dell’inchiesta napoletana sono state depositate anche le intercettazioni con la voce di Domenico Siniscalco, ex ministro dell’Economia subentrato a Giulio Tremonti. Nell’informativa dei carabinieri viene allegata la trascrizione integrale del colloquio del 21 marzo 2005 dalla quale si evince che l’ex ministro accetta di ricevere un alto ufficiale della guardia di finanza - probabilmente per un nuovo incarico - che sta a cuore a Lucianone. Una conversazione - annotano gli inquirenti - che dimostra una volta di più la capacità di Moggi di arrivare ovunque e di coltivare, ai massimi livelli istituzionali, invidiabili rapporti. Non è l’unico interessamento che Moggi fa per raccomandare qualcuno. I toni, come sempre, sono amichevoli. Moggi: «Oh Domenico». Siniscalco: «Sì... senti, io ho fatto una toccata e fuga ma riparto già stasera però... ho recepito quello che mi hai detto su quella persona e adesso mi occupo di capire come mai sta in quella situazione... poi ti faccio sapere». Siniscalco teme che ci sia qualcosa che non va nell’ufficiale della Gdf segnalato da Moggi, ma quest’ultimo lo interrompe sul nascere: «No guarda... su questo che ci sia qualcosa che non va è da escludere... se tu ci potessi parlare subito dopo Pasqua». Siniscalco: «Si! a parte che questo abita a Torino o è a Roma adesso?». «No a Roma... lo hanno messo all’(...)». E ancora. Sempre Moggi: «Senti Domenico, facciamo una cosa, tu sei al ministero? Quando ci sei?».

Siniscalco: «Giovedì, solo giovedì». Moggi: «Dammi un’ora e te lo mando». Siniscalco: «Adesso non lo so, ma se lui prende un appuntamento con la mia segretaria io gli dico intanto di trovargli un buco di sicuro».
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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