Nello storico palazzo Lomellini i volumi fanno il brindisi con il vino

Nello storico palazzo Lomellini i volumi fanno il brindisi con il vino

Alessandro Massobrio

L'idea è quella antica, consacrata dalla tradizione dell'otium aristocratico: un buon bicchiere di vino ai cui riflessi sfogliare le pagine di un piacevole volume. Se poi a tutto questo si aggiunge lo sfondo di saloni settecenteschi finemente affrescati, ecco che, tra le convulsioni della modernità, sembra possibile davvero riguadagnare a ritroso le anse del tempo, per raggiungere una dimensione alla quale il tempo stesso risulta essere estraneo.
Ma procediamo per gradi: intanto i saloni settecenteschi. Sono quelli dell'antico Palazzo Lomellini di Sestri Ponente, che venne acquistato nel 1895 da Giglio Bagnara, per poi essere trasmesso al figlio Diego, il quale ne fece dimore e sede commerciale. Oggi il primo e secondo piano dello stabile, grazie alla volontà innovativa dei Fratelli Frilli e di Nouvelle Vague, si è trasformato nella prima eno - libreria ad ovest della Lanterna. Un ambiente raffinato ma, al tempo stesso, confidenziale, dove chi ama non soltanto i libri ma le chiacchiere tra amici, il confronto delle idee, il piacere della bellezza non disgiunta da quella del palato, potrà appagare le proprie segrete aspirazioni.
Ad orientarlo tra uno scaffale ed una tazza di caffè non saranno soltanto commessi e ristoratori ma la storia stessa, che qui la fa da padrona del tutto incontrastata. Nella sala del primo piano, ad esempio, quello che un tempo era chiamato nobile e che davvero con nobile aggetto protende il proprio balcone su via Sestri, nel 1815, fu ospite addirittura Sua Santità, Pio VII. Il prigioniero di Napoleone, che era ritornato da pochissimo trionfalmente a Roma.
Ma l'anziano pontefice aveva, durante l'esilio francese, gravemente compromesso la propria salute. Fu così che l'archiatra vaticano gli consigliò Genova come luogo di villeggiatura. Ospite di Palazzo Durazzo, in via Balbi, Pio VII non dimenticava comunque le sue cure pastorali. Durante le quali fu anche nella grossa borgata di Sestri Ponente ed al popolo plaudente apparve dal balcone di Palazzo Lomellini.
Ma il palazzo in questione non faceva in realtà eccessiva distinzione, per così dire, tra diavolo ed acqua santa. Tanto è vero che, pochi anni prima, aveva accolto sotto le sue volte stuccate addirittura Ugo Foscolo, ufficiale della repubblica Cisalpina ma in realtà poeta estemporaneo, impegnato a cantare le grazie della bella Luigia Pallavicini. Che sulla spiaggia di Cornigliano era stata - senza fortunatamente danno per le di lei grazie - sbalzata dalla groppa del suo destriero.
Quanti ricordi! Quante memorie! Quante tracce di un tempo perduto! Nella caotica confusione del vernissage, svoltosi alla presenza, come si diceva una volta, di autorità civili e religiose (il Presidente della Provincia, Alessandro Repetto; Monsignor Franco Molinari, delegato della Curia per le politiche del lavoro) mi aggiro, accompagnato dalla gentilissima Ludovica Schiaroli, addetta all'ufficio stampa della casa editrice, per le antiche scale che conducano in su ed in giù. In giù verso le «viscere» dell'edificio, un'antica cantina in mattoni rossi con le volte - non avrebbero potuto essere diversamente - a botte. Un tempo, considerata una semplice cisterna, oggi restituita alla sua nobile funzione di luogo di riposo per bottiglie di vini pregiati, che, come si sa, sdegnano la luce del sole. Anche se qualcuno avanza il sospetto che questo misterioso locale, sprofondato nel sottosuolo di Sestri, avesse, in origine, svolto la funzione di passaggio sotterraneo. Una sorta di «fuga» verso il mare nel caso in cui qualche leudo saraceno avesse, d'improvviso, attraccato in baia.
In su, verso la dimora principesca della famiglia Lomellini, a cui i recenti restauri hanno restituito uno splendido affresco settecentesco, che raffigura un castello a precipizio sul mare ed il primo logo di Giglio Bagnara, in antica graniglia genovese. L'uno e l'altro - affresco e logo - restituiti, dopo secoli, alla nostra ammirazione dal lavoro attento della maestranze locali.
Insomma, la Frilleria di Sestri inizia la sua esistenza in maniera solenne ma non seriosa, accompagnata certamente da libri e volumi ma anche da coppe e prelibati spuntini.

È la terza che questi editori genovesi, intraprendenti e coraggiosi, aprono nella nostra città. Come a dire che quando si hanno idee e buona volontà, non c'è recessione economica che conti. La fortuna aiuta gli audaci, dicevano gli antichi e i Fratelli Frilli hanno dimostrato di questa fortuna non essere indegni.

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