Il nemico da battere è la mentalità genovese

(...) retroguardia. Vanno solo all'indietro, in questa corsa a ritroso che non sembra finire mai.
Solo se si tratta di salvare il passato le cariatidi rosse sono capaci di ringiovanire e addirittura di mangiarsi il futuro - vedi l'astuzia di imbarcarsi Broglia con una mossa che ha spiazzato tutti. Solo la poltrona che traballa è il pungolo per stimolare una creatività simile alla fantasia dello scrittore di favole. Dall'ingegno per fortificare il potere al deserto delle riforme e dell'innovazione, siamo sempre in Liguria. Non è un buon presagio per Musso e per tutti quelli che lavorano per invertire il senso di marcia, chiudendo il libro di storia e scrivendo il futuro. L'avversario da battere è una mentalità. Quella del vecchio che più vecchio non si può, quella mentalità che lascia la politica nel congelatore per farla durare il più a lungo possibile. La paura di confrontarsi apertamente senza timbri e marche bollate, fuori dalle stanze del potere dove la spartizione è facile, e fuori dalle sezioni di partito dove tutti la pensano allo stesso modo.
Fosse soltanto questione di immobilismo, saremmo più ottimisti. Ma una politica ibernata non può mandare avanti da sola la macchina del potere. E allora? La soluzione per salvare la capra dell'immobilismo e il cavolo della gestione del potere è delegare tutto alle associazioni, alle cooperative, agli enti, ad altre istituzioni che, nella loro estrema diversità, sono però accomunate da una proprietà: non devono governare. Non appartengono all'insieme degli organi democratici: non hanno i voti, le strutture e le regole per fare politica. Eppure ogni giorno assumono decisioni che ricadono su ognuno di noi. Lo fanno, anche se non dovrebbero, perché la politica, quella vera, è impegnata ad auto-conservarsi per altri cinquant'anni. Così i problemi di oggi sono lasciati in balia di una serie di poteri che non sono in grado di affrontarli e non devono farlo. Li gestiscono, li manovrano, li spostano, nel loro interesse e in quello della politica che ci sta dietro. Sviluppo urbanistico, promozione turistica, immigrazione, questione demografica e socio-assistenziale. Tutti problemi di enorme gravità che sono palleggiati da una fondazione all'altra, da una cooperativa all'altra.
Sembra dura da capire, ma è la realtà quotidiana a Genova, in Liguria e anche altrove.

Ma qui, più che in altri luoghi, la politica ha rinunciato a governare preferendo lasciarci nelle mani di altri. Il rosso antico, il colore della sinistra ligure aggrappata mani e denti a Prodi e alla poltrona, ci dipinge tutti di rosso vergogna.

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