Nessun pacifista politicamente corretto ha manifestato per i tre cristiani fucilati

Nei giorni scorsi tre esponenti della comunità cristiana in Indonesia sono stati fucilati. Era stata in precedenza relegata in secondo piano la notizia che erano sotto processo con l’improbabile accusa di aver fomentato disordini infrareligiosi. Ma nessun girotondino a senso unico, pacifista politicamente corretto, «nessuno-tocchi-caino» di professione, è sceso in piazza con il clamore con cui in passato è stato fatto per altre esecuzioni capitali. E anche certo associazionismo cattolico è stato latitante. Si arriva addirittura a rimproverare il Papa di avere «imprudentemente» sollevato il problema di differenti radici storiche del Cristianesimo e dell’Islam. Ed è giusto, dicono, costruire qui da noi le loro moschee, perché noi siamo tolleranti (ma quante sono le Chiese cattoliche, ad esempio, a Teheran?). Ma nessuno s’indigna di fronte ai cattolici perseguitati quotidianamente nel Mondo, a quanto accade nei Paesi musulmani per i cristiani, ai resoconti agghiaccianti sulla libertà religiosa violata. Abbiamo il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando che guida delegazioni ufficiali in Cina per rafforzare i legami economici con quel Paese, seguito dopo pochi giorni addirittura dal Premier Romano Prodi per viaggi istituzionali dalle stesse finalità commerciali. Proprio in Cina, dove i cattolici sono perseguitati, incarcerati, discriminati, criminalizzati.
Pecunia non olet, dicevano i latini.

Ma la coscienza ipocrita ed il silenzio complice di certa classe dirigente verso queste assurde discriminazioni emana un sentore davvero maleodorante.

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