Nessuno spoils system. E tornano i dipartimenti

Con la riforma del ministero, per direttori dei musei e Soprintendenti non cambia nulla

Nessuno spoils system. E tornano i dipartimenti

Ancora supponenza senza conoscenza. In un incomprensibile messaggio autoreferenziale al Corriere, Matteo Renzi attribuisce al ministro Sangiuliano, e in particolare a me, un obbiettivo di inverosimile intimidazione dei Soprintendenti, grazie alla riforma del ministero, approvata dal Consiglio dei Ministri il 10 agosto. Il decreto legge, intitolato «Disposizioni urgenti in materia di processo penale, di processo civile, di contrasto agli incendi boschivi, di recupero dalle tossicodipendenze, di salute e di cultura, nonché in materia di personale della magistratura e della pubblica amministrazione», all'articolo 10 contiene alcune rilevanti novità per il Collegio Romano. Il primo comma dell'articolo estende le aree funzionali del ministero, aggiungendo il sostegno alle attività di associazioni, fondazioni, accademie e altre istituzioni della cultura, oltre alla promozione delle imprese culturali e creative, e assumendo nuova competenza in fatto di diritto d'autore e della proprietà letteraria. Inoltre, la tutela viene definitivamente separata dalla valorizzazione. Le aree funzionali diventano dunque le seguenti: a) tutela dei beni culturali e paesaggistici; b) gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, degli istituti e dei luoghi della cultura; c) promozione dello spettacolo, delle attività cinematografiche, teatrali, musicali, di danza, circensi, dello spettacolo viaggiante; promozione delle produzioni cinematografiche, audiovisive, radiotelevisive e multimediali; d) promozione delle attività culturali; sostegno all'attività di associazioni, fondazioni, accademie e altre istituzioni di cultura; e) studio, ricerca, innovazione ed alta formazione nelle materie di competenza; f) promozione del libro e sviluppo dei servizi bibliografici e bibliotecari nazionali; tutela del patrimonio bibliografico; gestione e valorizzazione delle biblioteche nazionali; g) tutela del patrimonio archivistico; gestione e valorizzazione degli archivi statali; h) diritto d'autore e disciplina della proprietà letteraria; i) promozione delle imprese culturali e creative, della creatività contemporanea, della cultura urbanistica e architettonica e partecipazione alla progettazione di opere destinate ad attività culturali.

La novità più rilevante è il ritorno ai dipartimenti, che sostituiranno le direzioni generali, come si legge alla lettera b del comma 1 dell'articolo 10, in cui viene anche stabilito un aumento dei dirigenti, da 27 a 32: «Il Ministero si articola in dipartimenti, disciplinati ai sensi degli articoli 4 e 5. Il numero dei dipartimenti non può essere superiore a quattro, in riferimento alle aree funzionali di cui all'articolo 53, e il numero delle posizioni di livello dirigenziale generale non può essere superiore a trentadue, ivi inclusi i capi dei dipartimenti». Cosa abbia questo a che fare con i direttori dei musei e i Soprintendenti è solo nella mente di Renzi. I primi sono soggetti a un concorso bandito in luglio, e non precluso ai candidati stranieri che Renzi rivendica al suo governo. Non è cambiato niente. I secondi sono scelti dal direttore generale per l'archeologia, le belle arti e il paesaggio che cambierà nome in capo dipartimento, ma continuerà ad avere le stesse competenze nel settore specifico della tutela. Cosa c'entri quindi la riforma con lo «spoils system senza precedenti per le Soprintendenze», esemplificato da un esempio di «ricatto morale» che mi riguarda: «Sgarbi chiede di apporre il (discutibile) vincolo su San Siro? Voglio ben vedere come la soprintendente possa negarglielo visto che dopo tre mesi rischia di essere cacciata».

Ebbene: la Soprintendente al tempo delle mie indicazioni (non intimidazioni) sulla obbligatorietà del vincolo, dettata dalla legge, non c'era. È stata nominata, appunto, tre mesi dopo le mie polemiche con il sindaco; e ha fatto non quello che io le ho chiesto (non c'era), ma quello che la legge impone. Il suo, dopo un interpello attraverso il quale è stata scelta Emanuela Carpani, di notoria competenza e doveroso rigore, è un contratto di tre anni, non subordinato alla riforma. Io non le ho chiesto niente che non fosse nelle sue convinzioni, in ottemperanza della legge di tutela, che conosce meglio di Renzi e di Sala.

Un altro caso di piena sintonia con la Soprintendenza riguarda Sarsina. L'interesse evidente del Tempio Romano ritrovato a Sarsina, e registrato con grande attenzione dalla stampa internazionale e con il compiacimento dello stesso ministro della Cultura, impone una riflessione sopra il concetto equivoco di «rigenerazione urbana», per l'evidente antinomia culturale fra il valore di una testimonianza archeologica nella città di Plauto e un'area scolastica che indica, in ogni caso, l'obbiettivo della conoscenza come primario. Scuole e palestre sono, sul piano culturale ed educativo, subordinate a un sito archeologico, e la Soprintendenza, con la cui dirigente, Federica Gonzato, io ho parlato, conosce bene la gerarchia fra un'area di scavo e di conoscenza e «un Palazzetto dello Sport a servizio della Scuola Media». È da valutare se «servizio essenziale» sia il Palazzetto dello Sport, ovunque realizzabile, o un Capitolium con il podio rivestito in lastre di marmo che documenta la storia dell'uomo, che si studia a scuola, dal IV secolo avanti Cristo al primo secolo. Occorre ripristinare la gerarchia dei valori della cultura.

C'è un problema ulteriore. La Soprintendenza ha affidato al Comune (e di conseguenza a Conad) il progetto degli scavi. Quindi il Comune cerca di limitarli al massimo, evitando di andare a scoprire altre parti che sono ancora sottoterra, come la scalinata, i basamenti delle colonne, giustificando tali limitazioni con motivi di sicurezza. Ma il ministero ha dato 250mila euro per fare lo scavo scientifico di tutta l'area e non per fermarsi dove vuole un ufficio tecnico di paese che è subordinato a Conad. Un altro caso di piena collaborazione tra il potere politico e la funzione tecnica.

Quelli che possono essere sostituiti, con la riforma, sono i direttori generali, trasformandosi in capi dipartimento (quindi quattro persone di funzioni apicali, non soprintendenti), estendendosi le loro competenze (ma saranno facilmente gli stessi). Cosa vaneggi Renzi (facendosi paladino degli odiati soprintendenti che non corrono nessun rischio, e che lui ha sempre osteggiato), non si capisce. Il problema riguarda, se mai, il Segretario generale, le cui funzioni saranno divise in quattro per governare la struttura esistente, non per sconvolgerla. Non vengono minacce dal ministero della Cultura, comunque articolato nelle tante competenze disciplinari. Renzi si dovrebbe invece preoccupare del rischio che la sua Toscana, e le belle regioni dell'Italia centrale, dopo la devastazione del Meridione, corrono, per la moltiplicazione di mostruosi parchi eolici e pannelli fotovoltaici, autorizzati, spesso in contrasto con i dinieghi delle Soprintendenze, dal ministero dell'Ambiente, il già famigerato Mite (la grottesca «transizione ecologica» che distrugge il paesaggio e arricchisce i mafiosi), con la benedizione, nel caso, della Regione Toscana.

Il pericolo, o la minaccia, è

qui, non nella volontà di potenza del ministro Sangiuliano, spalleggiato da me. Questa sindrome è esclusiva di Renzi che, tanto bravo, ne ha pagato le conseguenze e le ha fatte pagare al suo ex partito, oggi disorientato.

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