A New York le ultime Vacanze Nel 2008 tornerà «Amici miei»

Michele Anselmi

da Roma

Stesso hotel, stesse facce, stessi capelli tinti, stesso clima un po' goliardico: l'unico a mancare è Massimo Boldi. Meglio: l'anno scorso fu una sofferenza per tutti. Esce oggi in 750 copie Natale a New York, il cinepanettone più atteso: perché nessuno sa bene se Christian De Sica, separatosi da Boldi, a sua volta accoppiatosi con Vincenzo Salemme per Olé, farà le solite scintille al botteghino. A occhio sì. Aurelio De Laurentiis, vero autore di questi film natalizi, punta a ripetere l'exploit del 2005: 23 milioni di euro. E per garantirsi il risultato non ha badato a spese, girando quasi tutto nella Grande mela, portando camionate di neve finta, allestendo un cast di forte provenienza televisiva, ripartito per aree geografiche e gusti anagrafici, stili di comicità e sex appeal femminile. Ci sono, dunque, De Sica e Massimo Ghini (simili e diversi), Sabrina Ferilli ed Elisabetta Canalis, Claudio Bisio e Fabio De Luigi, Francesco Mandelli e Paolo Ruffini, più Alessandro Siani, che non pare memorabile ma è napoletano, quindi per forza doveva far parte della compagnia.
Certo, la giornata, sul piano mediatico, non è delle più clementi: l'Oscar alla carriera a Morricone, il cast del nuovo 007, i quattro deputati dell'Unione che continuano a fare pubblicità a Olé. Ma De Laurentiis è tranquillo. Come sempre annuncia che Natale a New York è il migliore della serie, il meglio scritto e assortito, il più divertente e meditato. Alla faccia delle Iene, per le quali «il film di Natale non regge... senza gnocca, rutti e scorregge». D'altra parte, tutti quest'anno promettono «meno volgarità», come se bastasse una parolaccia o un doppio senso a connotare il genere. Però dobbiamo fidarci, visto che ancora una volta il film non è stato mostrato in anteprima alla stampa (la copia non era pronta, assicura De Laurentiis, però martedì pomeriggio è stato proiettato in un cinema napoletano per amici e tifosi).
Come sapete, Natale a New York consta di due episodi, l'uno in chiave di commedia brillante, con toni da pochade (Ghini, De Sica, Ferilli, Canalis), l'altro in chiave di farsa giovanilistica, con affondi slapstick (Bisio, De Luigi, Mandelli, Ruffini). Naturalmente le due storie si intrecciano nel finale, che si annuncia «esplosivo». A mo' di tormentone, tutti gli interpreti assicurano di essersi «divertiti moltissimo sul set», il che garantirebbe automaticamente lo spasso per grandi e piccini. Molto serio si fa invece De Sica quando gli chiedono della sua prima volta senza Boldi: «Una decisione presa da Massimo. Sostiene che la coppia gli andava stretta, ha detto anche qualche bugia, poi ritirata, su me e mia moglie. Lì per lì m'è dispiaciuto. Ma forse ha ragione lui: è stato giusto separarsi, anzi vi annuncio che non lavoreremo più insieme». Accidenti: l'ora è grave.
Per fortuna ci pensano gli altri a cazzeggiare un po'. Bisio, pur ribadendo di avere in Dario Fo il suo insuperabile modello artistico, confessa di aspettarsi da Natale a New York quel «successo pieno» che il cinema finora non gli ha regalato; Ghini, scrollatosi di dosso l'immagine di attore serioso e impegnato, scopre finalmente l'ebbrezza di una popolarità pure baciata da premi e riconoscimenti; Neri Parenti, il regista della serie, scherza sulla cristallizzazione dei generi, sicché annuncia che farà un film engagé solo quando Amelio girerà Natale a Tirana; mentre Ruffini, paladino dello stracult in casa Giusti, definisce il suo personaggio di studente sfaticato «un fancazzista estremo».
Tutt'altro che «fancazzista» è invece De Laurentiis. Lucido e pensoso come sempre, cita Gramsci, invita i giovani registi a imparare l'inglese e a confrontarsi con i nuovi mercati, spegne la polemica con i Vanzina, critica i finanziamenti pubblici al cinema, plaude alla comicità trasgressiva di Borat e se la prende pure con «l'asse del Nord-Est che ha impoverito l'Italia». Inoltre: «Siamo un popolo molto, molto, molto antico. E viziato, perché viviamo in questa Europa pigra e rassicurante». Lui guarda «più oltre»: ai nuovi media, alla Cina e alla Corea. Intanto, però, medita di rispolverare gli anti-eroi di Amici miei. E questa, forse, è la vera notizia della mattinata.

Pare di capire, infatti, che l'anno prossimo si cambia registro: niente più Vacanze a vattelapesca, bensì un remake del classico di Monicelli, con nuove zingarate e un cast aggiornato. In fondo Parenti è un toscanaccio doc, e i quattro della «supercazzola» ci sono già: De Sica, Ghini, Bisio e De Luigi.

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