Newsweek difende Barigazzi, ma Colombo non demorde

da Roma

I vertici del Newsweek hanno rotto l’abituale riserbo. Di solito non commentano le notizie che li riguardano, ma ieri hanno fatto un’eccezione. Questa volta non potevano far passare l’ennesimo articolo di Furio Colombo nel quale si mette in dubbio l’esistenza (o l’autorevolezza) di Jacopo Barigazzi, collaboratore del settimanale che ha recentemente firmato un articolo sul «miracolo dei 100 giorni» del governo Berlusconi.
Si è scomodato il capo dell’ufficio di Parigi, Christopher Dickey, con una lettera inviata all’Unità, ma i suoi sforzi di chiarire «l’equivoco» si sono scontrati con la determinazione di Colombo. A vuoto le rassicurazioni sul giornalista: «Noi siamo del parere che il suo lavoro sia in linea con gli standard di accuratezza e di equilibrio di questo giornale». Caduti nel nulla anche gli inviti ad andare sul sito www.newsweek.com per visionare «alcuni pezzi a cui Barigazzi ha collaborato, inclusa una intervista a Romano Prodi e alcune critiche al governo di Berlusconi»
Elementi che secondo Dickey - e anche secondo il Giornale, che li ha messi in rilievo nei giorni scorsi - dovrebbero bastare a «correggere il giudizio» di Colombo. Ma che non hanno scalfito la posizione del diretto interessato, ancora impegnato a chiedersi: ma chi è Barigazzi? Un columnist? Un giornalista italiano? Oppure «un fan di Berlusconi che ha trovato un passaggio in una pagina di Newsweek?». Niente ricerca nel sito, quindi. E neppure una visita agli archivi cartacei. Colombo non arretra e fa capire che il caso del corrispondente fantasma non si chiuderà nemmeno quando Barigazzi gli si materializzerà davanti con i suoi articoli.

Semplicemente, il problema diventerà da nazionale a internazionale. «Lei e io - scrive Colombo a Dickey - ci stiamo scambiando pensieri e impressioni sullo stato del giornalismo e della sua credibilità oggi, nel mondo». Traduzione: se difendete ancora Barigazzi siete voi nel torto.

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