Claudia Passa
da Roma
Il capo del Sismi è andato di persona, spontaneamente, davanti al Parlamento per dimostrare lestraneità del Servizio segreto militare al caso Niger-gate. Ha messo in gioco la sua faccia e la sua credibilità. Il capo dellFbi ha apposto la sua firma, nome e cognome, in calce alla lettera che chiudendo il «capitolo italiano» dellinchiesta sul falso dossier ringraziava il generale Pollari per la collaborazione nelle indagini. Il suo vice ha confermato per iscritto. La relazione della Commissione intelligence è agli atti del Senato americano, con tutti i crismi dellufficialità. Idem per linchiesta del Parlamento britannico. Persino Rocco Martino, lo 007 al servizio dei francesi che ricevette da una fonte dellambasciata nigerina a Roma il carteggio-patacca, ha raccontato al Giornale la sua versione dei fatti.
Per la storia ribattezzata «Niger-gate» è lora della glasnost. I protagonisti parlano. Sullo sfondo si staglia sempre più nitidamente una «guerra di spie» internazionale, fatta di «veline» e veleni incrociati, in cui il dossier nigerino appare poco più di un pretesto. Anche perché personaggi, documenti, ricostruzioni ufficiali (e dunque verificabili) smontano punto per punto il teorema del «grande inganno», della regia politica italiana e di 007 pronti a far carte false per compiacere lalleato americano. E sarà un caso, ma con precisione matematica la cortina fumogena sè rimessa in moto. In forma rigorosamente anonima. E la guerra tra spie continua.
Non ha infatti un nome, né un volto, lufficiale francese che al New York Times avrebbe definito «scandalose» le indicazioni del Sismi sulla «pista francese» nel caso Niger-gate. Nessuno però spiega cosa ci facesse Rocco Martino in frequente compagnia degli 007 dOltralpe. Nessuno oppone dati oggettivi agli insistenti riferimenti del generale Pollari al Copaco sul ruolo «ambiguo» dei Servizi transalpini. Nessuno dice che oltre allambasciata nigerina, secondo gli accertamenti del Sismi, parte del carteggio taroccato è transitato anche in altri luoghi «di copertura» degli agenti segreti dellEliseo. Con i quali non corre buon sangue anche a causa delloperazione di polizia giudiziaria che nel giugno scorso bruciò sul nascere, allinsaputa del Sismi, la potenziale indagine su una cellula salafita cresciuta fra Limoges e Montpellier, pronta a colpire in Italia. «Lufficiale francese - scrive il NYT - ha rifiutato di dire se Rocco Martino fosse un agente pagato dalla Francia». Invano i giornalisti Usa hanno braccato linteressato e il suo legale Giuseppe Placidi alla ricerca di una dichiarazione. Superflua, visto che più volte Martino ha confermato la sua collaborazione assidua con gli 007 de la piscine, finanche in unintervista allemittente americana Cbs, chissà perché mai andata in onda. A proposito di anonimi veleni, non hanno identità neppure i quattro ufficiali Usa che sempre al New York Times avrebbero parlato di tre report «girati» dal Sismi alla stazione Cia di Roma fra lottobre 2001 e il marzo 2002, con riferimenti a presunti accordi per lacquisto di uranio fra Irak e Niger. Il linguaggio di uno dei report - lasciano intendere gli «anonimi» - richiamerebbe quello utilizzato nelle carte contraffatte sullo shopping nigerino di Saddam. Peccato che nessuno ha mai negato lesistenza di scambi informativi fra i Servizi alleati su eventuali traffici di uranio: scambi iniziati nel 99 (DAlema a Palazzo Chigi e lammiraglio Gianfranco Battelli a Forte Braschi), proseguiti dopo l11 settembre 2001 con tutte le cautele del caso, senza che lItalia abbia mai accreditato false informazioni. Quanto al dossier-patacca, i nostri 007 lhanno conosciuto come tale solo nel marzo 2003, col verdetto dellAiea. Ma niente da fare: «Il Sismi è sicuramente coinvolto in questa storia, non cè dubbio», scrive il NYT attribuendo laffermazione a un ufficiale americano. Anonimo, ovviamente.
Il polverone si auto-alimenta. Rimbalza da un capo allaltro delloceano, fra Repubblica e alcuni bloggers americani tra cui War and Peace di Laura Rozen che ieri, commentando il colloquio del Giornale con Martino, scriveva: «Il quotidiano di Paolo Berlusconi, fratello del premier, ha pubblicato una storia basata su unintervista con lintermediario del falso dossier-Niger Rocco Martino. E cosa dice Martino? Le stesse cose che Repubblica aveva già raccontato».
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