Nigeria, l'ultimatum I cristiani se ne vadano entro tre giorni

I musulmani si rifanno vivi: è l'annuncio di una pulizia etnica

Ora, per i cristiani nigeriani, c’è anche un ultimatum: dovranno lasciare case e villaggi nel nord del Paese entro tre giorni. La setta islamica radicale Boko Haram si rifà viva e dopo le stragi di Natale che hanno provocato una cinquantina di morti, lancia una nuova minaccia chiedendo contemporaneamente ai musulmani del sud di spostarsi al Nord.

È di fatto l’annuncio di una pulizia etnico-religiosa con echi sinistri di guerra civile: gli integralisti hanno minacciato anche di combattere contro le forze governative nelle zone di Yobe, Borno, Plateau, dove il presidente Jonathan Goodluck - che ha anche chiuso le frontiere con Niger, Ciad e Camerun - ha proclamato lo stato d’emergenza. In nome della «solidarietà» musulmana, un portavoce della setta, Abul Qaqa, ha lanciato una sorta di proclama. «Diamo un ultimatum di tre giorni ai cristiani per lasciare il nord della Nigeria», ha affermato Qaqa, inviando anche un «appello ai fratelli musulmani del sud a ritornare al nord perché abbiamo le prove che saranno attaccati» e avvertendo che «i soldati non uccideranno altro che musulmani nelle zone dove è stato decretato lo stato d’emergenza».

Quanto basta per far temere il peggio nell’instabile equilibrio della Nigeria, il più popoloso Paese africano e il primo produttore di petrolio del continente, con un presidente cristiano che ha inviato esercito e tank a pattugliare Maiduguri, località nel nord-est roccaforte del gruppo fondamentalista che si richiama ai talebani afghani e che, da quando il suo leader Mohammed Yussuf è stato ucciso due anni fa, sembra aver accresciuto capacità militare e potenziale destabilizzante.

I cristiani, nel frattempo, continuano a sollecitare l’aiuto di Goodluck. «Le chiese sono state distrutte e sono andate perdute delle vite e non c’è segno che tutto questo possa finire, finché il governo non interverrà in maniera decisiva», ha affermato l’arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama.

A Radio Vaticana, l’altro prelato ha detto «no alle rappresaglie», ma la posizione della Conferenza dei vescovi cattolici nigeriani è ferma. Due giorni fa ha chiesto al presidente di «ricorrere a criminologi e specialisti stranieri per aiutare la sicurezza a mettere fine immediatamente alle minacce di Boko Haram».

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