Presidente Guido Podestà, ha già parlato con il sindaco Giuliano Pisapia?
«L’ho chiamato. Ora mi deve richiamare».
Lavorerete insieme?
«La collaborazione tra istituzioni ci deve essere. Ma non a tutti i costi, solo se concordano metodi e obiettivi».
Pisapia si è presentato in piazza Duomo con un «abbiamo liberato Milano».
«Milano è una grande città civile e bene amministrata che non ha nessun bisogno di essere liberata. Una delle tante forzature sentite in questa campagna elettorale».
La campagna era finita.
«La liturgia della vittoria di una sinistra che a Milano non vinceva da quasi vent’anni. Ora voglio vedere all’opera un sindaco con una coalizione a dir poco eterogenea».
Ha preso un sacco di voti.
«Non ha nessuna esperienza amministrativa, solo dai fatti si vedrà la capacità di Pisapia di dare risposte».
Gli augurerà mica di non farcela?
«Ha creato aspettative molto alte, dovrà mantenere».
Il centrodestra ha perso.
«Non solo a Milano. In Francia il presidente Nicolas Sarkozy ha perso le regioni, Angela Merkel in Germania ha portato il Pil a più 5 per cento e invece di farla santa l’hanno fatta perdere».
Zapatero in Spagna.
«Il miracolo della sinistra ha portato la disoccupazione al 22% e ha le piazze piene di contestatori. Ma nessuno chiede loro di lasciare il governo».
Che c’è di male?
«I mercati vogliono stabilità. Lo sanno tutti, fuorché in Italia».
Tornando a Milano?
«Con questa crisi mondiale, chi gestisce il governo si trova in grande difficoltà».
Per il centrodestra è la prima volta.
«Non è successo nel 2009, non è successo nel 2010, è successo nel 2011».
Basta effetto Berlusconi?
«La stessa domanda nel 2006 e nel ’95. Berlusconi è ancora lì».
Il Pdl ha preso una sberla.
«Dobbiamo rinnovare la classe dirigente, premiare la qualità e il merito».
Sante parole. Come si fa?
«Un dibattito che nei partiti si concretizza nei congressi».
Perché i congressi non li avete fatti prima?
«Eravamo pronti tra giugno e settembre, ma lo strappo di Fini ha bloccato tutto».
Sempre colpa di Fini.
«La stagione transitoria deve terminare, un partito diventa tale solo con il confronto delle idee».
Anche con l’elezione dei vertici locali?
«Ci sono tanti giovani brillanti, bisogna farli crescere».
Ora Berlusconi cambia il partito o fa i congressi?
«Possiamo anche cambiare il nome, ma sempre il partito dell’area culturale e politica dei moderati sarà».
Il coordinatore nazionale Sandro Bondi si è dimesso, devono dimettersi anche i coordinatori locali?
«Non sono mai per i processi sommari. Meglio parlare degli errori commessi e di come non ricaderci».
Un errore?
«Quell’accusa in tivù. Ha fatto di Pisapia un martire».
Del partito?
«Tendiamo a escludere e invece bisogna includere».
È vero che sono mancati i voti dei ciellini?
«Escludo assolutamente».
I manifesti di Lassini?
«Il nostro elettorato ha grande rispetto per le istituzioni. Certi toni lo hanno allontanato. Ma Milano è sempre stata una battaglia difficile, anche io e Formigoni in città eravamo sotto il 50».
Poi avete vinto.
«Adesso si è sottovalutata la possibilità del ballottaggio.
Le piacciono le primarie?
«Non mi sembrano la soluzione di tutti i problemi».
La Moratti deve rimanere commissario per l’Expo.
«La sua esperienza è una garanzia di continuità».
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