«No, è un centro culturale I papà insegnano l’arabo»

L’avvocato: è tutto trasparente, non possono chiuderlo

«L’amministrazione comunale ha negato ai miei assistiti il permesso di utilizzare il capannone definendo la loro attività “religiosa” – ha spiegato l’avvocato Luciano Lampugnani -. Il mio studio ha inviato nei giorni scorsi una lettera al Comune spiegando che si trattava di attività culturale e non religiosa e quindi non poteva esserci alcuni divieto. Nonostante tale comunicazione e i nostri solleciti, non abbiamo ricevuto alcuna risposta».
Il legale de «La Fratellanza» nega con decisione anche l’esistenza di una scuola coranica nel capannone. «Non è assolutamente vero», ribadisce; se alla domenica i padri portano con sé i loro figli, cercando di non fare andare disperso il proprio patrimonio culturale, lingua compresa, non si può certo parlare di scuola. I bambini sono tutti italiani, e gli adulti vivono nel nostro Paese da una ventina d’anni, con un lavoro, una casa e senza aver mai infranto la legge».

Secondo il legale, nei confronti dei marocchini della «Fratellanza» ci sarebbe molta prevenzione. «Con l’acquisto della struttura hanno seguito la via della trasparenza, perché vogliono dimostrare a tutti che l’integrazione è possibile; l’ostruzionismo posto nei loro confronti dà solo un messaggio negativo».

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