«Noi, pronti a correre per la città. È un onore»

«Noi, pronti a correre per la città. È un onore»

Se glielo chiedessero oggi o domani risponderebbe subito di sì. Senza esitazioni, tentennamenti. «E cosa c’è da temere? Certo che mi candiderei a sindaco. Ne sarei onorato. Ma come me, anche tutti gli altri ragazzi che fanno parte del circolo. Anzi, lancio il guanto di sfida: noi siamo disponibili a metterci in gioco e basta con queste paure di correre per Tursi. Hanno paura di perdere? Ma se non ci provi, non sai nemmeno cosa perdi». Noi, loro sono «Il Circolo» del Pdl, dei giovani del Pdl. «Guardi che la gioventù sta nel modo di ragionare, non tanto nell’età anagrafica». Lui è Lamberto Ferrara, anni 47, genovese e avvocato. Insieme a tutti gli altri amici che hanno deciso di condividere questa esperienza, Sonia Rosiello, Rosella Clemente, Riccardo Fretta, Oriana Cipparoli, Paola Casazza, Daniele Mongiardini solo per dirne alcuni, rappresenta l’altra faccia del partito. Quella che non appare mai sui giornali, quella che in un momento in cui la scena politica è fatta soprattutto di litigi, battibecchi, divisioni e quant’altro, vuol dare un’altra immagine del Pdl.
«Noi abbiamo un modo diverso di lavorare rispetto ai partiti, facciamo una specie di scuola di formazione politica, ma al contrario. Ci riuniamo, portiamo i problemi sul tavolo e cerchiamo delle soluzioni, delle proposte».
L’idea del circolo è nata un anno e mezzo fa, si ritrovano in galleria Mazzini, nel cuore di Genova e discutono della loro passione, la politica. «I vertici del Pdl che io sappia, penso nemmeno siano al corrente di ciò che facciamo. Se ci sarà il congresso, ci saremo come iscritti». Il loro motto è un po’ quello del Berlusconi del ’94, quando scese in politica per la prima volta. «Prima viene il rapporto con il territorio, poi con i vertici. Berlusconi era uno che parlava con la gente, conosceva il loro linguaggio».
E perché i vostri referenti liguri non parlano con voi? «Non è mai stato fatto, non si è mai sentita la necessità del contatto con il territorio. Spetterebbe a loro portarci alla luce, ai dirigenti. Per carità, io non ce l’ho con Bornacin, né con Cassinelli o altri. Sono tutti eccezionali, ma vorrei si prendessero sulle spalle la nostra voglia di fare e il desiderio di cambiare. Facciamo l’esempio dell’alluvione: le nostre persone che lavorano su quella zona, sono andati ad aiutare gli alluvionati e sono iscritti al Pdl. Secondo lei, quando si tratta di votare, la gente chi sceglie? È questa la credibilità». La militanza vera, quella che nell’immaginario collettivo si pensa che il Pdl non abbia.
«Invece non è così. Io voglio far sapere che c’è un partito sotterraneo che va a parlare con la gente e che lavora in silenzio e penso fosse quello che voleva Berlusconi».
Se Ferrara pensa al 12 febbraio, è convinto che il congresso si debba fare, senza ombra di dubbio, perché quello è il luogo deputato allo scambio delle idee e il trampolino di lancio del futuro sindaco. «Che deve essere un uomo del Pdl. A Genova abbiamo ancora il 24,5% dei voti. Ci vuole una scossa». D’accordo, però a sentire l’altra faccia del Pdl, pare che nessuno voglia prendersi l’onore di correre per il centrodestra in una città come Genova. Una sfida troppo difficile, timori, ricatti. «Ma quali ricatti. Invece è una sfida che ti onora. Sto andando a correre per una carica importante. Lo ripeto, io, noi siamo pronti. A patto che si tirino fuori tutte le magagne di questa amministrazione. Mettiamoci il cuore e anche gli attributi: in 5 anni questo sindaco ci ha fatto fare due alluvioni, la neve. Ha mai visto lei una gru in città? Chi lavora è disperato. Genova sta morendo e io vorrei qualcuno che urlasse queste cose. Il Circolo nasce per questo. C’è anche gente di sinistra che viene da noi, perché non ne può più».
La riunione del partito avrà proprio questo compito: candidare un uomo o una donna capace di scuotere le coscienze, e allora sì che ci sono buone possibilità per vincere. I conti si fanno quando si vuole una cosa, dice Ferrara. «Perché la Lega dovrebbe correre da sola, quando le intenzioni e gli obiettivi sono gli stessi? Poi certo, se si vuol regalare di nuovo la città alla sinistra...».
Va bene, facciamo finta che lei sia il futuro candidato sindaco.

Il suo slogan per Genova? «“Cambiare, volere e fare. Ma sul serio”. Anche con un po’ di cadenza genovese. Io sono un sognatore, ma è possibile che ce ne siano altri come me. Cambiare, volere e fare. Questo era anche il pensiero del Berlusconi del ’94».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica