Diffidenza, a volte ingiustificata, panico e timore che siano i nostri figli a sentirsi in minoranza: sono queste le motivazioni che spesso spingono i genitori ad optare per un istituto piuttosto che un altro dove la percentuale di stranieri sia superiore agli allievi «di casa». Non nega di sentirsi una «preside di frontiera» Chiara Conti, da sei anni direttrice dellistituto comprensivo di via dei Narcisi, in zona Lorenteggio. Nelle tre elementari la percentuale di stranieri è del 60 per cento circa che sale all80 per cento in una delle due medie. Per colpa della fuga degli italiani. «I problemi - spiega la preside - sono legati alla prima e alla seconda alfabetizzazione, ossia quella dei bambini che non sanno una parola di italiano e quella dei ragazzi che, invece, se la cavano».
Nellistituto sono solo due gli insegnanti dedicati al «progetto stranieri», per un totale di 44 ore a settimana. I piccoli stranieri trascorrono le prime due ore a studiare italiano, poi si uniscono alla classe. Dei 1100 alunni dellistituto la maggioranza sono stranieri, ma molti nati in Italia. Proprio loro, spesso, «sono più bravi dei ragazzi italiani perché i loro genitori «danno grande importanza alla scuola». I ragazzi stranieri sono spesso anche più educati.
Ciononostante, molti genitori hanno scelto di non iscrivere i loro figli alle medie dello stesso plesso. «La media Anemoni è il nostro dispiacere: aveva tre sezioni, ora solo una, frequentata da stranieri», ammette la Preside.
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