Mentre rimane ancora aperta la questione dei rifugiati politici provenienti dal Corno d’Africa, per 15 giorni ospiti di via Isonzo, poi si vedrà, ieri si è aperto un nuovo capitolo della questione «immigrati». Una trentina di clandestini sono infatti arrivati da Lampedusa per essere fotosegnalati, espulsi e poi rimessi in circolazione.
Certo una trentina di clandestini in più o in meno, non faranno gran differenza rispetto alle decina di miglia che già si agitano nel ventre di Milano. Nessuno si accorgerà certo dei disgraziati atterrati ieri a Malpensa alle 15.40, prelevati dai mezzi della polizia e arrivati in Questura intorno alle 17. Fanno parte dei circa mille «ospiti» che, avendo ormai riempito il centro di Lampedusa, sono stati smistati nelle varie città d’Italia, per diluire il disagio. A Milano ne sono toccati una trentina che nella serata di ieri sono stati fotosegnalati. E dopo aver ricevuto il decreto di espulsione, dovrebbero essere lasciati liberi.
Nel frattempo è solo temporaneamente risolta la questione dei cento immigrati da Somalia, Etiopia ed Eritrea che, con altri duecento africani arrivati da varie parti d’Italia, avevano occupato uno stabile a Bruzzano. Tutti attirati dalla voce, sparsa criminalmente dai soliti mestatori di disordini, che il Comune avrebbe assegnato alloggi ai rifugiati. Questo spiegherebbe perché quei 200 come sono arrivati così sono spariti appena le case si sono dimostrate una presa in giro.
Dopo due giorni di blocchi stradali, ferroviari e scontri, anche se non pesantissimi, con la polizia, i cento africani hanno dormito una notte nei giardini dell’ex Pini di via Ippocrate, poi in piazza Oberdan, per ritrovarsi ieri mattina in circa 60 ai giardini di via Palestro. Qui però sono stati prelevati dai mezzi della polizia e portati alla caserma Masarin di Quarto Oggiaro dove, nel pomeriggio, sono stati spontaneamente raggiunti dagli altri. Sono iniziate le operazioni di identificazione, anche in vista di una probabile denuncia per i disordini dei giorni scorsi. Fuori intanto si radunavano un po’ di «anti» (fascisti, razzisti e quant’altro) mentre altri alle 18.30 si sono ritrovati in corso Genova per un presidio di solidarietà.
Solidarietà parolaia a parte, per ore si è cercato una soluzione per questi immigrati che non sono clandestini bensì rifugiati politici con uno status ben preciso sancito dalle Nazioni Unite e riconosciuto anche dall’Italia.
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