Non c'è più la scuola di una volta. E non soltanto da noi. Alla fine è stata infatti abbattuta la vecchia scuola elementare di Monastier, provincia di Treviso, un edificio qualunque se non fosse che durante la prima guerra mondiale avrebbe ospitato anche Ernest Hemingway, non più bambino però, e per questo oggetto di un braccio di ferro fra l'amministrazione comunale ed un comitato di cittadini che voleva impedirne la demolizione per il significato storico e letterario dello stabile.
In base algli studi di diversi storici, l'edificio era stato utilizzato durante il conflitto mondiale come ospedale nelle retrovie. Sarebbe stato qui che lo scrittore americano, il geniale letterato, ferito da una granata nel corso di una battaglia nella vicina Fossalta di Piave, avrebbe poi raggiunto la guarigione. La sua esperienza al fronte fu descritta in seguito in uno dei suoi romanzi più celebri, «Addio alle armi». La sosta alla scuola di Monastier fu importante per Hemingway: arrivato ferito con 257 schegge di granata in corpo, finì non solo per essere curato, ma anche per ricevere da un sacerdote il sacramento del battesimo.
La vecchia scuola elementare, tuttavia, ormai inagibile e dismessa da una quindicina d'anni, in passato era stata ceduta dal Comune di Monastier all'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale, interessata a demolirla per realizzare su quel suolo una dozzina di nuovi alloggi. Più tardi nacque il comitato in difesa della scuola di Heminghway e vennero lanciate tutta una serie di iniziative per evitare la distruzione di un edificio ritenuto di valore storico.
Una recente indagine affidata dal Comune di Monastier ad alcuni ricercatori universitari, tuttavia, avrebbe messo in dubbio che fosse proprio questo il luogo designato a ricovero per i feriti della Grande Guerra, ipotizzando che l'ospedale fosse ospitato in altre strutture poste nelle vicinanze. Da qui la scelta, irrevocabile e concordata con la Soprintendenza ai beni storici, di demolire la vecchia scuola.
«Non è nostra intenzione mortificare il sentimento dei nostri concittadini - ha detto il vicesindaco, Gino Bortoluzzi - ma credo che questo derivi più da una forma di nostalgia da parte di chi lì ha frequentato gli anni delle elementari...».
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