«Non cesseremo mai la lotta al terrorismo»

Marianna Bartoccelli

da Roma

Sembra ormai un gesto rituale. Alle prime ore del mattino il presidente Ciampi manda due messaggi: uno in Egitto, al presidente della Repubblica, Mubarak e l’altro in Sicilia, alla famiglia Conti, il giovane rimasto sotto le macerie delle bombe. «Provo sdegno e orrore. Il cuore - scrive il presidente - è gonfio di angoscia» e parla di atti che sconvolgono «la pacifica convivenza dei cittadini egiziani e di tanti altri Paesi». Sollecita lo stesso Mubarak affinché «accanto all’opera di repressione e di prevenzione si realizzino da parte della comunità internazionale iniziative dirette a rafforzare il comune impegno fra Paesi e popoli per eliminare alla radice tanta ferocia». Nell’altro messaggio rivolto alla famiglia della nuova vittima italiana, non soltanto il cordoglio ma anche la sottolineatura che si tratta di una «drammatica spirale di violenza di un terrorismo brutale che punta a minare l’impegno degli Stati per garantire la convivenza tra popoli e civiltà diverse». Anche da Palazzo Chigi partono due messaggi e Silvio Berlusconi scrive a Hosni Mubarak che «chi ha commesso questo odioso atto di violenza deve sapere che tutti i Paesi uniti nella comunità internazionale non cesseranno mai di combattere fino in fondo ogni forma di terrorismo». Commentando la nuova strage il premier ricorda le misure del governo per garantire la sicurezza dei cittadini contro «questa gravissima minaccia alla pace, alla libertà, alla democrazia». Silvio Berlusconi sottolinea anche che da questa strage «risulta evidente la volontà del terrorismo di colpire cittadini inermi di tutto il mondo senza distinzione e di spargere il terrore sia in Occidente, sia in quei Paesi del mondo islamico, come l’Egitto che combattono il fondamentalismo e proseguono una strategia di pace in Medio Oriente». Di guerra a quei Paesi che intendono avere rapporti di collaborazione con l’Occidente, parla anche Marcello Pera. Il presidente del Senato, in visita in Giappone, non ha dubbi: «È stata dichiarata guerra all’Occidente. Sarà una guerra lunga ma noi vinceremo. Il primo passo è quello di affermare la nostra identità, i nostri principi, i nostri valori» - sottolinea il Presidente del Senato. Reagire «con determinazione e serenità» - è il commento del presidente Casini. Anche per lui l’attacco all’Egitto è indirizzato simbolicamente «a tutti i Paesi arabi moderati».
Sdegno e condanna, dolore e rabbia, sono i sentimenti espressi da tutti i politici, di destra e di sinistra, dopo i fatti di Sharm. E riaffermazione dell’impegno italiano nella lotta contro il terrorismo. Il ministro Fini ha assicurato il suo collega egiziano, Abul Gheit, che «l’Italia è pronta a fornire tutto l’assistenza che verrà ritenuta necessaria». Si parla di unità tra le fila del centrosinistra. Così Romano Prodi che auspica «unità e determinazione nella lotta al terrore». «Non dobbiamo cadere nella trappola dello scontro religioso o della guerra di civiltà» - afferma Piero Fassino. Anche se poi ammette: «Ci colpiscono per le nostre ragioni e per i nostri valori». Il segretario ds, rievocando Bush, ammette che è necessaria «una grande coalizione mondiale contro il terrorismo». «Nessun cedimento al nichilismo della paura» - è l’appello di Francesco Rutelli che ribadisce la necessità di un «impegno concorde». Diverso il tono della sinistra radicale. Pecoraro Scanio parla di «una strategia della guerra drammaticamente finita», e Fausto Bertinotti ribadisce la richiesta del ritiro delle truppe dall’Irak. Sul fronte opposto il ministro Calderoli sottolinea lo «scontro di civiltà» e torna a riproporre la dichiarazione dello stato di guerra. Contrario alla posizione di quanti chiedono il ritiro delle truppe, e di chi parla di «guerra santa», il segretario radicale Daniele Capezzone insiste sulla necessità «di promuovere libertà e democrazia».


Da Gianni De Michelis arriva la proposta di una «conferenza per la sicurezza del Mediterraneo», mentre Gavino Angius, presidente dei senatori dei Ds chiede che il governo venga a presentare già lunedì le misure di sicurezza al Senato.

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