«Non credo ai complotti, ma li presento»

Lui ai complotti non crede. Sarà per questo che gli fanno condurre una trasmissione che si chiama Complotti. E più se ne occupa, più si convince che la maggior parte dei misteri italiani non esistono. Però agli italiani piacciono tanto e quindi è naturale parlarne in Tv. Giuseppe Cruciani, giornalista di lungo corso, star della radio, puntuta «zanzara» di Radio 24, torna da stasera su La7 alle 23,50 per otto serate che hanno l’obiettivo di demolire le versioni ufficiali di alcune delle vicende più oscure del nostro Paese. Dopo la prima esperienza dello scorso anno, la rete della Telecom - visti i buoni risultati - ha deciso di riproporre la trasmissione. Quest’estate però si punta tutto sui misteri italiani: si parte con la strage di via D’Amelio, si passerà al rapimento di Abu Omar, al caso Marrazzo a Calciopoli, alla morte di Federico Aldovrandi.
Cruciani, non è semplice tornare con un programma sui complotti quando tutto il pubblico è avido di Mondiali...
«Infatti speriamo di raccogliere gli spettatori che hanno voglia d’altro o quelli che, finito di vedere le partite, restano in casa e non seguono il bla bla del dopo-match».
Ma perché uno che non crede ai complotti ci imbastisce sopra una trasmissione?
«Perché interessa molto, altrimenti l’anno scorso non avremmo realizzato il tre per cento di share che, per una rete come La7, è molto. E comunque solo lo specchio della nostra Italia che ama le trame oscure».
Partite dalla strage di via D’Amelio.
«Sì, abbiamo delle testimonianze della sorella del giudice, Rita Borsellino, dell’ex ministro degli interni Nicola Mancino e di Massimo Ciancimino».
Parlerete anche delle ultime dichiarazioni del procuratore antimafia Piero Grasso secondo cui le stragi agevolarono una nuova situazione politica?
«No, abbiamo preferito concentrarci su fatti accertabili e, comunque abbiamo registrato prima che Grasso ne parlasse».
Le piace fare televisione, pensa di abbandonare la radio per il piccolo schermo?
«Per ora ho fatto solo questa esperienza, in cui tra l’altro faccio da raccordo tra i servizi. Per provarmi sul serio avrei bisogno del pubblico in studio, di confrontarmi con la gente, come faccio in radio, dove ogni giorno alla Zanzara ci inventiamo di tutto, stuzzichiamo i politici e parliamo di politica in modo diverso».
La proposta Mediaset è sfumata...


«Dovevo presentare Jekyll, il programma che ironizza sulla tv del giorno prima andato in onda su Italia Uno, ma la mia azienda non me lo ha permesso. Comunque, la radio resta la mia passione e il mio obiettivo inventarmi sempre nuovi format».

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