Non dicono al paziente che ha il cancro Quattro medici rinviati a giudizio

Un tumore non diagnosticato che avrebbe causato la morte di un paziente. Dopo due anni di sofferenza. Per questo, quattro medici dell’ospedale Fatebenefratelli (un anestesista e tre urologi, tutti appartenenti alla divisione urologia della clinica) sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di concorso in omicidio colposo.
La vittima, un uomo di 70 anni, sarebbe deceduto nell’aprile del 2004 a causa di un cancro al fegato che, secondo il pubblico ministero Luca Poniz, avrebbe potuto essere riscontrato oltre due anni prima del decesso, quando il tumore non era ancora in metastasi ed era quindi curabile con maggiori possibilità di successo.
Durante gli accertamenti (radiografie ed ecografia) per sottoporre il paziente a un intervento di enucleazione dell’idrocele e di uretrocistoscopia, avvenuti nel febbraio del 2002, i sanitari avevano infatti riscontrato un «addensamento» nei polmoni che, secondo il magistrato, sarebbe stato meritevole di ulteriori controlli. Cosa che invece non avvenne. Il paziente, infatti, era stato dimesso 48 ore dopo l’operazione, senza nemmeno essere informato della nuova diagnosi. La situazione medica del 70enne era poi rapidamente peggiorata. Fino all’agosto del 2002, quando al paziente era stato diagnosticato un carcinoma polmonare, a causa del quale era stato sottoposto a un’operazione. Che si purtroppo si rivelò tardiva. L’anno seguente, infatti, i medici avevano scoperto che il tumore era già in fase avanzata. E l’uomo, nell’aprile del 2004, era morto. Prima del decesso, però, aveva sporto querela contro i medici del Fatebenefratelli.


L’indagine, aperta inizialmente per lesioni colpose, ha coinvolto anche il primario del dipartimento di Urologia, che è stato prosciolto per intervenuta morte. Mentre i quattro imputati rinviati a giudizio dal gup Antonella Brambilla, si troveranno davanti alla quinta sezione penale, il prossimo 20 luglio.

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