Roma - «Istigazione a delinquere? Che mi denuncino allora, ci divertiamo in tribunale. Vi rendete conto della tragedia della politica italiana che si avvita sulle parole?». Il segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto, non intende fare passi indietro sulle pesanti dichiarazioni di mercoledì scorso con il quale ha invitato il popolo della sinistra radicale a «far vedere in tutti i modi che Berlusconi ci fa schifo».
La timidezza dell’Unione ha consentito alla prosopopea dilibertiana di rafforzarsi. Gli esponenti degli altri partiti di maggioranza, infatti, hanno mostrato una certa fiacchezza nel prendere le distanze dall’invettiva. Scagliata contro il leader dell’opposizione in un momento politico delicato caratterizzato dalla recrudescenza brigatista e dalla manifestazione anti-Usa a Vicenza. Per il centrosinistra, stretto tra l’incudine degli obblighi istituzionali e il martello del movimentismo, la circospezione è tuttavia un obbligo.
Solo in questo modo si possono spiegare il silenzio del presidente del Consiglio Prodi e dell’intera Margherita sull’affaire Diliberto. Il segretario dei Ds, Piero Fassino, si è limitato a richiamare gli alleati all’esercizio della «sobrietà» perché «quanto più si vogliono rendere evidenti le differenze politiche tanto più occorre rispetto delle persone». Ma si tratta di un distinguo talmente tiepido che anche le dichiarazioni del ministro del Lavoro, Cesare Damiano, tradizionalmente portato al compromesso, appaiono più nette. «Io non avrei mai detto una cosa del genere», ha affermato il responsabile del Welfare.
«La nostra solidarietà a tutti coloro che sono stati minacciati è indiscussa», ha sottolineato il segretario di Rifondazione, Franco Giordano, manifestando la propria vicinanza anche a Silvio Berlusconi. Come abitudine se il Pdci dice «bianco», il Prc si affretta subito a dire «nero» e viceversa. «Il linguaggio di Diliberto non ci piace, non ci appartiene», ha rilevato Angelo Bonelli dei Verdi. Ma la rincorsa alle dichiarazioni dei politici dell’Unione non ha avuto lo stesso tenore delle polemiche con la Cdl.
A partire dal sindaco di Venezia, Massimo Cacciari. «È una battuta villana. D’altronde non è che Berlusconi sia andato molto per il sottile con Prodi o altri», ha commentato. Per finire con Massimo Donadi (Idv) che ha ricordato quanto fosse preferibile il Diliberto del confronto elettorale con Berlusconi («una critica severa ma pacata») rispetto a quello odierno. Scaramucce ed equilibrismi dialettici scompaginati solo da Roberto Villetti della Rnp («un linguaggio da trivio») e dalla Velina rossa del dalemiano Pasquale Laurito che ha definito Diliberto «un avanguardista».
In un simile contesto lo stato maggiore del Pdci ha soffiato sul fuoco. «Berlusconi semina odio contro i comunisti. Quello di Diliberto è un giudizio estetico che mi accomuna.
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