«Non mi presenti i suoi: li conosco tutti dalla tv»

«Non mi presenti i suoi: li conosco tutti dalla tv»

da Roma

Papa Ratzinger vive in Italia da più di quattro lustri e quasi ogni sera, quando cena da solo, dà un’occhiata ai titoli del telegiornale: per questo le facce dei leader politici, ma anche dei loro numeri due o tre, gli sono ben note. Ieri mattina, al momento dei saluti, quando un raggiante presidente del Consiglio Berlusconi presentava a uno a uno i membri della delegazione del governo italiano e in quel momento stava spiegando al Pontefice chi era il sottosegretario Paolo Bonaiuti, Benedetto XVI ha confidato: «I volti li conosco tutti grazie alla tv».
L’incontro «ufficiale» ma non «di Stato», iniziato con l’inno di Mameli nel cortile di San Damaso e il drappello di guardie svizzere schierate per accogliere il premier e il suo seguito, è stato caratterizzato da molta cordialità. Sorrisi, strette di mano, il Papa che accoglie «l’illustre ospite» (come l’ha definito il comunicato della sala stampa della Santa Sede) e come tradizionalmente accade gli va incontro sulla soglia della biblioteca privata per dargli il benvenuto. Poi lo invita ad aver pazienza, per lasciare tempo ai fotografi di fare i loro scatti: «Si comincia sempre così, con le foto», dice il Pontefice all’interlocutore che certo non è a digiuno di immagini. Ratzinger, per far sentire più a suo agio l’ospite, ha quindi avvicinato la sedia in modo che il dialogo non avvenisse tra due persone una di fronte all’altra, divise dalla scrivania, ma in modo più familiare, più simile a quando Ratzinger riceve i collaboratori della Curia romana. «Erano quasi cinque anni che non venivo qui e con lei è la prima volta» ha detto il Cavaliere a Benedetto XVI, rievocando l’incontro avvenuto con Giovanni Paolo II nel 2001. Un secondo incontro, questa volta a pranzo, tra Berlusconi e Wojtyla, era avvenuto nel marzo 2003, alla presenza del sottosegretario Gianni Letta e del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano.
Clima disteso, piccoli segnali che testimoniano di un rapporto, quello tra Santa Sede e Italia che continua ad essere improntato alla cordialità e alla collaborazione, nonostante il clima politico arroventato degli ultimi mesi e le accuse di ingerenza rivolte alla Chiesa da alcuni parlamentari della Repubblica.
Al momento dello scambio dei doni, Benedetto XVI ha consegnato a ciascun componente della delegazione un rosario. Quando è toccato alla signora Nardini, responsabile dell’ufficio del Culto della Presidenza del Consiglio, che indossava un abito lungo scuro e aveva la testa coperta dal velo nero, il Cavaliere l’ha invitata a usare la corona per pregare, quindi si è rivolto al Papa per raccontare l’assiduità della madre, Rosa Berlusconi, nella recita del rosario. Subito dopo, uno dei prelati dell’anticamera è tornato con un nuovo rosario destinato alla madre del premier.
Al Pontefice, il presidente del Consiglio ha regalato un crocifisso in ebano e avorio.

Aprendo la custodia di seta rossa, Berlusconi ha detto a Ratzinger che si trattava di un pezzo del Settecento, «di scuola francese», anche se in realtà dall’«expertise» che l’accompagnava, l’opera risultava del secolo successivo.\

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