«Non mi vogliono? Pronto a trattare un altro incarico...»

Barricate in giunta per il suo ritorno. Ma Sgarbi apre al dialogo: «Non resterò in una posizione di conflitto». La Moratti firma una nuova «rimozione» motivata

Vittorio Sgarbi, neosindaco di Salemi - prima capitale d’Italia - con il piglio garibaldino si prepara a sbarcare a Milano: «Il mio ritorno significa ridare un po’ di vitalità a un’amministrazione che ha degli assessori la cui mancanza di sensibilità e cultura è abbastanza sconcertante». «Venerdì sarò in giunta con tutta la crudeltà possibile» aveva detto lunedì sera alla notizia della sua vittoria contro la revoca del suo incarico di assessore da parte del sindaco l’8 maggio scorso. Passata l’euforia revanchista ieri pomeriggio dichiarava: «Non torno per fare polemica, ma con atteggiamento aperto al dialogo. Non ho nessuna intenzione di rimanere in giunta in una posizione di conflitto, ma voglio discutere in una condizione di parità l’ipotesi di un’eventuale rinuncia al mio ruolo di assessore. Si potrebbe dunque trovare un incarico che sia utile a me e alla città». Sembra addirittura che le posizioni si siano ribaltate con giunta e consiglieri della maggioranza che inneggiano al ricorso al Consiglio di Stato e si preparano a salire sulle barricate.
Il sindaco tira fuori il suo asso nella manica: ripresentare la revoca della nomina seguendo la procedura e motivando la decisione, presa, forse, non da sola. Nessun conflitto, dunque, ma un allontanamento consensuale. E se questo non fosse sufficiente, la Moratti si riserva di ricorrere al consiglio di Stato. «Di motivi per ricorrere al Consiglio di Stato ce ne sono - spiega il direttore dell’Avvocatura comunale, Maria Rita Surano -. La sentenza del Tar è assolutamente e sicuramente impugnabile. È il sindaco che forma l’équipe per la realizzazione del suo programma e che risponde di questo».
Una cosa è certa: in Giunta non lo aspettano a braccia aperte. A partire da Giovanni Terzi, assessore al Tempo libero: «È paradossale. È come se un calciatore escluso dall’allenatore facesse ricorso e fosse riammesso nella rosa. Il sindaco - ha aggiunto Terzi - ha tutte le deleghe e le concede sulla base di un rapporto di fiducia: se manca, dignità vorrebbe che si lasciasse stare, a meno che uno non sia particolarmente attaccato alla poltrona». «Chiediamo al sindaco - dice il capogruppo di Forza Italia, Giulio Gallera - di ricorrere al Consiglio di Stato». «È una vicenda un po’ surreale - commenta Maurizio Cadeo, assessore all’Arredo urbano - la differenza tra i giudici del Tar e il sindaco Moratti, comunque, è che lei è stata eletta dai cittadini con centinaia di migliaia di voti». «Milano non lo rimpiange di certo - risponde Franco De Angelis, capogruppo del Gruppo misto in consiglio - è un solista che non rispetta la collegialità».
Qualcuno disposto a difendere il critico fuori dalle righe, però, c’è, in primis il centro sociale Leoncavallo che tutto ha guadagnato dalla sua azione: «Sgarbi ha portato in città un vento nuovo - risponde Daniele Farina, storico portavoce -. Dal suo ritorno Milano può solo guadagnare». «Stimo Sgarbi - spiega Gisella Borioli, membro del comitato di otto consulenti per la cultura - bene quindi il suo ritorno in Giunta, purché con un atteggiamento di apertura e di dialogo». «Bisogna riconoscere che Sgarbi ha dato una svolta alla cultura, ha fatto un lavoro molto importante» lo difende Tiziana Maiolo, assessore alla Attività produttive.

«Sgarbi troverà la sua poltrona vuota - commenta Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in consiglio -: i continui conflitti nel centrodestra e le scelte sbagliate del sindaco hanno garantito la paralisi dell’assessorato alla Cultura».

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