da Milano
In Danimarca (dati 2003) il 20% dellenergia elettrica veniva dagli impianti eolici, in Italia lo 0,5%. Nel nostro Paese non cè da farsi molte illusioni: il vento è poco e non ce lo possiamo inventare. Resta il fatto che nello stesso anno la Spagna aveva un 6% di eolico e la Germania il 6,5%. Nel 2000 la Germania aveva 86 megawatt di potenza installata nel settore fotovoltaico, nel 2004 ne aveva quasi 800. LItalia è partita con quasi tre Mw ed è arrivata a 18: dicono che se nel nostro Paese cè poco vento, il sole non manca (e magari ce nè poco in Germania). Peccato che manchino gli impianti per sfruttarlo, anche se il governo ha recentemente varato un piano per dare impulso agli investimenti nel settore.
Secondo lAper, lAssociazione produttori energia da fonti rinnovabili, 250 associati, duemila megawatt di potenza installata, gli attacchi a sole e vento «perché tanto non risolvono il problema» sanno tanto di una guerra tra poveri (di energia). «Vogliamo conservare le nostre abitudini di vita senza toglierci niente? Lunica strada è non rifiutare alcuna opportunità - afferma Roberto Longo, presidente dellAper - Vogliono fare il nucleare? Benissimo, ma non è roba che arriverà domani. Le rinnovabili vanno fatte tutte perché non inquinano, non incidono sui limiti posti dal protocollo di Kyoto sulle emissioni inquinanti e possono crescere subito rapidamente (basta vedere lesempio tedesco). Ricordiamoci che il ministro Antonio Marzano, con una delibera Cipe del 2002, ha recepito una normativa europea che impegna tutti i Paesi ad avere almeno un 22% di energia da fonti rinnovabili entro il 2010».
«Tra laltro lindustria a monte, che produce gli impianti per produrre energia da fonti rinnovabili, ha creato migliaia di posti di lavoro in Germania, Spagna e Giappone - sostiene Longo -. Gli Usa stanno investendo in migliaia di Mw di eolico: stanno acquistando tutte le macchine eoliche prodotte, che vengono fabbricate solo in Europa. La Bp ha venduto tutto il settore petrolchimico e con il ricavato sta investendo otto miliardi di dollari nellenergia pulita. Entro il 2010 nel nostro Paese verranno fatti tra i 7 e i 9 miliardi di investimenti privati nellenergia verde: se ci sarà unindustria italiana che li rifornirà si creerà occupazione in più, diversamente saranno tutti soldi che andranno allestero per acquistare macchinari».
E cè un ultimo sassolino che Longo vuol togliersi: «Di Kyoto si parla da dieci anni - sostiene - molta gente continua a prenderlo come un danno. Invece scegliere lambiente vuol dire fare efficienza, consumare meno vuol dire risparmiare e diventare più competitivi. Ma bisogna investirci».
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