Roma - Senatore Carofiglio, vuole commentare la denuncia per stalking di Italo Bocchino contro 36 giornalisti del Giornale?
«Lei è del Giornale?».
Sì...
«Sicura di aver fatto il numero giusto?».
Non la sto molestando, la sto intervistando.
«Vado a memoria. Lo stalking è reato di chi molesta qualcun altro con atti reiterati e idonei a cagionare uno stato grave di ansia e paura…».
La denuncia di oltre un terzo dei redattori davvero non le sembra un’anomalia giuridica?
«Stavo dicendo che in astratto è ipotizzabile il reato di stalking per atti giornalistici. Certo il numero dei denunciati suscita qualche perplessità».
Nella lista di Bocchino ci sono cronisti che hanno citato semplici dichiarazioni pubbliche.
«Mi sento di dire che se fra i denunciati ci sono giornalisti che hanno semplicemente menzionato questo parlamentare l’esito del procedimento per loro non potrà che essere di archiviazione».
Secondo lei ci troviamo di fronte a un utilizzo spettacolare di un reato tra l’altro fortemente voluto anche dal Pd?
«Guardi, io amo la sobrietà in generale e considero l’understatement un valore. Ciò detto, non mi piace giudicare i comportamenti e le scelte altrui».
Non le piace giudicare? Lei per anni ha fatto il pubblico ministero.
«Sono contento che mi faccia questa domanda. La qualità migliore per un bravo magistrato è proprio la capacità di non giudicare. Significa che non tocca ai magistrati esprimere giudizi morali o di opportunità dei comportamenti».
Astrattamente sì...
«I magistrati devono valutare in base alle prove se un reato è stato commesso, e chi ne sia il responsabile. È un compito per il quale sono necessarie professionalità e totale autonomia. E, se posso aggiungere, grande sobrietà».
Ma non sempre succede.
«Non sempre succede».
Si sta riferendo anche a fatti di cronaca recente?
«Il sistema giustizia, come tutte le cose umane, è imperfetto. Bisogna saper individuare e reprimere gli errori e le eventuali violazioni, senza banalizzare in discorsi generali che mettono assieme i bravi e gli incompetenti, gli onesti e i disonesti».
Non crede che iniziative come questa intrapresa da Bocchino possano costituire un’intimidazione alla libertà di stampa?
«Per quanto riguarda la libertà di stampa mi attengo ai criteri enunciati dalla Cassazione. Perché non vi sia reato nella comunicazione di una notizia obiettivamente diffamatoria o molesta è necessario che vi siano tre requisiti: il fatto deve essere vero, deve esserci un interesse pubblico alla pubblicazione e il linguaggio deve avere il caratteri della cosiddetta continenza».
E se il linguaggio offensivo e incontinente lo usano i politici, che si fa?
«Personalmente apprezzo la discussione politica civile, mi piace il rispetto degli interlocutori, quindi certi toni, da qualunque parte vengano, mi piacciono poco».
C’è il rischio che questo caso crei un precedente?
«I precedenti non li creano le denunce ma le sentenze. Aspettiamo che il procedimento sia definito e poi vediamo».
Lo sa che Bocchino ha denunciato per molestie anche un lettore?
«E che ha fatto il lettore?».
Ce lo chiediamo anche noi. Magari è pure un suo lettore, dovrebbe portargli la sua solidarietà. E’ vero che molti elettori di centrodestra le scrivono?
«Sì, le loro e-mail sono tra quelle che mi fanno più piacere».
E che cosa le scrivono?
«Che apprezzano molto i miei romanzi ma che gli rincresce molto che io sia un parlamentare del Pd».
E lei che risponde?
«Che nessuno è perfetto...».
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