Non sei «gobbo»? Beccati le sciabolate di Chirico

Nel libro del giornalista tutte le voci dalla A alla Z pro e contro la Juve

«L’idea di un dizionario enciclopedico, con tutte le voci e i particolari su quello che è stato, è e sarà l’essere juventino, mi sembra abbastanza bizzarra e capace di attirare nuovissime antipatie sulla nostra squadra». Il dubbio viene addirittura a Luciano Moggi, uomo di grandi intuizioni. E gli viene subito, nelle prime tre righe della sua prefazione. Cosa possa spingere uno juventino a spalmare su 350 pagine tutta la sua gobbezza non è facile immaginarlo, ma Marcello Chirico c’ha provato, anzi l’ha già fatto, tanto che lo stesso Lucianone ne rimane sorpreso: «Le pagine sono davvero tante... non pensavo si potesse arrivare a tanto».
Pensieri fra iscritti alla razza padrona, bacchettate dall’alto di 28 scudetti, colpendo tutto ciò che affiora, lotta di prevenzione, ecco cos’è «Il nuovossimo gobbo, dizionario del tifo juventino», crema bianconera, indigeribile per l’altra metà del cielo. Come l’Arcangelo Gabriele munito di sciabordante spadone, Marcello Chirico separa i buoni dai cattivi, spedisce in serie B o al massimo della sua indulgenza ai play out, lo fa roteare senza sconti, e in questo soprattutto è grande.
L’opera, come viene definita, è divisa in due parti, sinonimi e contrari. Nel primo gruppo i nomi che hanno fatto grande il club, giocatori, dirigenti, presidenti e allenatori, nel secondo trova spazio invece l’universo antijuventino, ed è qui che esce il meglio della produzione. Perché essere bianconeri non è peccato, ma essere contro sì. Chirico finge una sorta di crisi da accerchiamento e bacchetta tutti quelli che si sono azzardati a sparlare della Vecchia Signora, ne hanno proferito il nome invano, oppure, e questo è il girone peggiore, quelli che vivono solo in funzione di una sconfitta bianconera.
La prima parte è la più corposa, la seconda più pungente.
Chi si ciba di Juve può scoprire che anche Madama ha avuto al suo servizio un albanese, niente di che, l’Albania era protettorato italiano e nel 1942 con Riza Lustha all’attacco assieme a Gabetto arriva una coppa Italia. Oppure entrare con due piedi agli albori del calcio negli anni Venti, quando l’ungherese Jeno Karoly diventa il primo allenatore professionista del club che lascia per un infarto fulminante proprio alla vigilia dello spareggio con il Bologna per l’ingresso alla finale del campionato italiano. Passi di storia che un buon tifoso non può ignorare.


Ma c’è poi una seconda parte tutta da gustare, dove Chirico non lascia prigionieri per strada, bacchetta perfino i suoi datori di lavoro televisivi e della carta stampata, sempre con una pertinente motivazione: antijuventini. «Il novissimo Gobbo», fa seguito a «Il Gobbo d’Italia», sempre edito dal Gruppo editoriale Armenia, collana Ecosport.

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