«Non si possono prevaricare così i diritti dei cittadini»

«Un’opera del genere realizzata nel centro di Roma avrebbe un impatto terribile: il prossimo passo sarà occupare i binari»

Maria Prezioso, docente di Economia e pianificazione del territorio e architetto, è il vicepresidente del Cotaf.
Quando avete cominciato a farvi sentire?
«Nel ’95, in un incontro al teatro Orione, ci siamo presentati in più di 500 per far valere le nostre posizioni. Abbiamo ottenuto che le nostre richieste, che prevedevano il semplice rispetto delle normative vigenti, e quindi della realizzazione della valutazione di impatto ambientale, nonché di una copertura del tratto ferroviario interno alla città tale da non poter essere adibito a traffico automobilistico, fossero ascoltate e diventassero la delibera comunale 33/1996».
Già allora il vostro obiettivo era quello che fosse realizzata un’opera che migliorasse la situazione dei residenti...
«Non si può realizzare un’opera come quella prevista dal Comune se non a 25 metri di profondità, altrimenti è necessaria “una copertura leggera e discontinua”, che non consente il passaggio di vetture, ma la realizzazione di spazi verdi. Sarebbe, tra l’altro, la soluzione perfetta per un quartiere diviso in due da sempre dalla linea ferroviaria. Ogni volta che si è tornati a discutere di questi argomenti, come durante la consulta popolare voluta dall’ex sindaco Francesco Rutelli, le amministrazioni hanno avallato le nostre istanze, predisponendo lo studio di un progetto alternativo che abbandonasse l’ipotesi di una strada sul vallo ferroviario. Poi, però, quella consulta popolare ha cominciato ad essere bypassata e il Comune ha iniziato accordi diretti con le Fs, in deroga alle normative vigenti: il tracciato è stato progettato e realizzato per tratte funzionali e non nella sua globalità, non è stata realizzata la Via. Adesso arriva questo improvviso cambiamento e la riproposizione di un progetto già bocciato in precedenza, che prevede un quartiere spezzato a metà dal cemento, mentre in realtà è obbligatorio che queste opere siano progettate secondo la normativa sulla qualità».
Quale sarebbe l’impatto sulla salute dei cittadini di una nuova «tangenziale»?
«Una strada ad alta viabilità al centro di Roma avrebbe un impatto terribile: rumori, monossido di carbonio e polveri sottili per quartieri già profondamente inquinati, sia dallo smog che dal traffico. Gli abitanti di via Acaia, ad esempio, già hanno presentato ricorso per l’alto numero di bronchiti che si registra nella loro zona. In più, anche dal punto di vista paesaggistico una qualsiasi costruzione sarebbe orribile, perché nasconderebbe il parco della Caffarella. Tra l’altro, ci sentiamo in qualche modo discriminati nei confronti dei residenti del quartiere San Lorenzo, ai quali, invece, il provvedimento che elimina la tangenziale e la sopraelevata toglie traffico e inquinamento».
Come pensa di muoversi a questo punto il Cotaf?
«Richiamando ancora l’attenzione delle istituzioni ad operare nel rispetto del patto Stato-cittadino. Gli abitanti non devono risolvere situazioni o proporre soluzioni; per queste attività esistono le istituzioni e la politica. Ma non possono essere così palesemente prevaricati i diritti di chi ha scelto di vivere ed investire in un luogo. Il prossimo passo sarà occupare i binari».
Voi avete un procedimento all’Unione Europea contro il sindaco per la mancata realizzazione del piano di sostenibilità ambientale.


«Nel caso in cui si realizzi un progetto che non risponda alle caratteristiche tecniche e di tutela ambientale si aprirà automaticamente un procedimento di inadempienza ai sensi del diritto comunitario che bloccherà immediatamente i lavori».

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