È cambiato tutto e non è cambiato nulla. Non è cambiato nulla perché i mostri di Steno non sono scomparsi. Si sono semplicemente evoluti. Oggi vanno a sbattere (a piedi) contro i pali della luce o escono di strada con la macchina perché non riescono a staccare gli occhi dai video di Tik Tok: gattini, tuffi spericolati, gattini, cadute rovinose, gattini, spezzoni di programmi tv, gattini. Nelle periferie, si organizzano in gruppi paramilitari al fine di invadere il centro città e fare un bel po' di casino. Sono i famosi maranza. Al centro, passano il tempo a organizzare brevi vacanze in Grecia, interminabili aperitivi, feste del diciottesimo. La volgarità non è negli occhi di chi guarda ma nella mancanza di originalità, nel conformismo che ci rende tutti uguali. Idee uguali, letture uguali, vestiti uguali, aspirazioni uguali, illusioni uguali. È il lato turpe del consumismo. I mostri non si segnalano, come nei film di Steno, per l'eccezionalità, ma per l'assoluta normalità. Il regista, nel pezzo qui accanto, si lamenta degli "idioti dell'orrore" come li avrebbe chiamati Franco Battiato nella sua canzone più famosa. Si lamenta, insomma, di un cinema tutto effetti speciali, uno più sanguinoso dell'altro, uno più violento dell'altro, uno più banale dell'altro. Oggi vige un altro conformismo, specie nella letteratura: la famiglia, la solitudine, il tinello, chissà cosa c'è dietro, anzi dentro quel tinello. Non è cambiato nulla. Però è cambiato tutto. Steno, grande regista, ci parla di un'epoca del cinema italiano in cui il mercato decideva quali film sarebbero arrivati nelle sale e forse avrebbero avuto successo. In questa "lotta" per emergere c'era una certa nobilità, anche quando i produttori erano sgangherati investitori che talvolta di cinema capivano poco e niente.
Quel mondo è tramontato per lasciare spazio al cinema finanziato dallo Stato, con tutti i problemi di giustizia che questo comporta. A partire dal fatto che il film ministeriale ha caratteristiche standard: la famiglia, il tinello, i dilemmi della sinistra, il politicamente corretto.