da Milano
In assenza di un killer che abbia un volto e un nome; e nella perdurante incertezza sul veleno effettivamente usato (lo stabilirà solo domani, con sicurezza, lautopsia), nella vicenda dellavvelenamento a Londra dellex agente segreto russo Aleksander Litvinenko è tutto un incrociarsi di voci, sospetti e schizzi di fango. Che colpiscono dove capita, ma che sembrano avere un unico comun denominatore: il mandante va ricercato lontano, molto lontano, in qualche oscuro e inquietante palazzone del potere moscovita.
«Non cè dubbio che questa sia opera del governo russo o dellFsb (i servizi segreti nati sulle ceneri del Kgb sovietico, ndr). Penso che sia stato un avvertimento. Ed è anche una dimostrazione che la Russia se ne infischia di come il mondo reagisce alle sue azioni», si sfoga apertamente in unintervista al quotidiano londinese The Sun lo storico Yuri Felshtinsky, amico di Litvinenko e coautore assieme a lui del saggio Blowin Up Russia, il dirompente atto daccusa contro il regime di Vladimir Putin. Un libro di cui non a caso è stata proibita la vendita in quel Paese.
Ma nellintervista concessa al tabloid britannico, Felshtinsky - che risiede dal 1978 negli Stati Uniti - dice dellaltro. E fa dei nomi. Accusando senza mezzi termini lo stesso presidente Putin, nonchè il capo dei servizi segreti di Mosca, Mikolai Platonovich Patrushev, di essere dietro alcuni recenti attentati. Avanza anche sospetti, circa lavvelenamento dellamico, nei confronti dellitaliano Mario Scaramella, lex consulente della Commissione Mitrokhin che aveva pranzato con Litvinenko il 1° novembre scorso nel sushi bar Itsu, vicino a Piccadilly Circus. Pranzo nel corso del quale, sostiene Scotland Yard, lex colonnello potrebbe essere stato avvelenato da qualcuno, magari approfittando di un suo attimo di distrazione. Felshtinsky, in proposito, cita proprio le ultime confidenze fattegli dallamico morente dal suo letto di ospedale. «Quando ho parlato con Aleksander, intorno al 12 novembre, circa chi lo poteva aver avvelenato, abbiamo parlato solo di questo tizio italiano, Mario. In quel momento lui era sicuro che era stato Mario. Mi diceva che faceva parte di un piano». Ai microfoni di La7, Feltshtinsky dichiara: «Aleksander mi ha detto che sicuramente era stato avvelenato da Mario Scaramella, il quale infatti si comportava in modo sospetto: al sushi bar non aveva toccato cibo, era arrivato Londra senza alcun preavviso e soprattutto aveva molta, molta fretta. Mi disse che sospettava di lui perchè andava spesso in Russia ed almeno due volte era stato negli uffici del Fsb». Scaramella è per altro risultato negativo al test sulla radioattività.
Yuri Felstinski non crede però che sia stato Scaramella ad uccidere la spia russa: «Ritengo che sia stata l'altra persona incontrata da Litvinenko subito prima, una spia di nome Lugavoi».
Quanto a Scaramella, ha provveduto lui stesso da Londra, dove si trova attualmente, ad allontanare certe voci sulla sua persona. «Non sono sotto inchiesta da parte di alcuna autorità britannica. Sto collaborando con loro», ha dichiarato allagenzia Ap lex consulente della Commissione Mitrokhin, smentendo quanto attribuitogli ieri dal quotidiano Independent circa un presunto coinvolgimento di Litvinenko, nel 2000, in un traffico di materiale radioattivo. «Voleva vedermi perché era a conoscenza di cose che riguardavano il contrabbando di materiale nucleare, ma per quanto ne sappia io non è mai stato coinvolto nel traffico», ha precisato Scaramella.
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