«Non stiamo indagando sull’ultimo scudetto»

Carmine Spadafora

da Napoli

Un procuratore capo, tre procuratori aggiunti, quattro pm: otto magistrati, riuniti attorno ad un tavolo, per decidere strategie e stabilire le competenze dei vari filoni d'indagine del più grande scandalo che abbia mai coinvolto il mondo del calcio. Campo scelto per il vertice, la Procura di Napoli, che ieri ha ospitato i colleghi degli uffici di Torino e Roma.
Alle ore 15 in punto, arrivano al Centro direzionale, dove ha sede il Palazzo di giustizia napoletano, il procuratore capo di Torino, Marcello Maddalena, e i suoi aggiunti, Raffaele Guariniello e Bruno Tinti. Da Roma, via autostrada, arrivano i pm Luca Palamara e Maria Cristina Palaia. Ad attenderli, all'undicesimo piano del grattacielo della Procura, ci sono il procuratore aggiunto, Franco Roberti, e i pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci.
L'incontro tra gli otto magistrati, dura tre ore. Bocche cucite all'uscita dal palazzo di giustizia dei pm torinesi, mentre, poche parole vengono spese dai sostituti romani, fermati mentre si trovavano nella loro Croma blindata, da un posto di blocco dei cronisti. Spiega dal finestrino mezzo aperto, il pm Palaia: «Le procure di Napoli e Roma si sono coordinate e divise le competenze». Prima che l'auto ripartisse, il sostituto ha aggiunto: «È stato un incontro proficuo, utile per conoscerci».
Non è avaro di spiegazioni, invece, il procuratore aggiunto, Roberti, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. «Ormai l'indagine è giunta quasi al termine. Stiamo lavorando con sollecitudine. Sappiamo bene che esiste una duplice esigenza: da un lato terminare l'indagine penale in tempi brevi, e dall'altro mettere a disposizione della Federazione gioco calcio e dell'Ufficio indagine il materiale affinché la giustizia sportiva possa procedere con i tempi ristretti che le sono assegnati».
La Procura napoletana resterà titolare del filone d'indagine che riguarda l'associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Il coordinatore della Dda, Roberti, ha rivelato che si tratta di reati compiuti «su ampie zone del territorio nazionale». Poi, ha aggiunto: «Procederemo con le indagini. Su questo, naturalmente, nulla è stato eccepito dagli altri pm che hanno partecipato alla riunione. Anche perché noi siamo molto più avanti di loro». Sulle voci diffusesi nei giorni scorsi riguardo un presunto allungamento dell'inchiesta al campionato conclusosi appena quattro giorni fa, il pm Roberti, ha spiegato: «Dalle indagini di Napoli non emergono elementi per potere allo stato investigare sul campionato 2005-2006. Le intercettazioni si sono concluse a giugno dello scorso anno».
La procura di Napoli trasferirà invece ai colleghi di Torino «elementi di utilità» investigativa emergenti dalla propria indagine, relativamente all'inchiesta aperta in riferimento al falso in bilancio e ad altri eventuali reati connessi, ipotizzati nei confronti della Juventus, ha annunciato il dottor Roberti. Alla Procura romana, i pm napoletani, trasmetteranno invece tutti gli atti che riguardano la Gea. La Procura della capitale si occuperà anche della «combriccola romana» degli arbitri denunciata dall'ex presidente dell'Ancona, Pieroni.
Infine, il ct azzurro, Marcello Lippi, non sarà interrogato dagli inquirenti napoletani.

«Non abbiamo intenzione di sentire Lippi», ha rivelato il pm Beatrice, mentre l'indagato «Carraro lo sentiremo a tempo debito» (il ct verrà invece ascoltato, domani a Roma, in merito al caso Gea). Oggi, intanto, arriva alla procura di Napoli, il nuovo commissario della Federcalcio, Guido Rossi.

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