Condannato da un male incurabile, un anziano ha deciso di togliersi la vita, ma ha voluto evitare di spaventare lanziana moglie, o farle trovare un macabro spettacolo. Pertanto si è diretto alla compagnia Monforte e, appena varcato il cancello dingresso, si è sparato. E sempre «per non disturbare» anche i carabinieri si è fatto trovare con addosso non solo le lettere daddio, ma persino il certificato medico che attestava il suo stato di salute.
Antonio Z., 83 anni, abitava in via Marcona, una parallela di corso XXII Marzo che collega i viali Piceno e Campania, insieme alla seconda moglie. Luomo ha anche due figli, ormai adulti e sposati ed è in pensione, dopo una vita passata a gestire un negozio di abbigliamento. Nei giorni scorsi gli ultimi esami medici diagnosticano che la grave forma tumorale contro cui da tempo sta lottando, è arrivata alla fase finale. Gli resta poco da vivere. Così decide di farla finita. Ieri verso le 10 del mattino esce di casa, percorre a piedi le poche centinaia di metri che lo separano dalla caserma di viale Umbria. Suona, entra, fa un passo quindi si spara.
«Guardi sul mio cellulare è rimasta lora esatta i cui ho chiamato il 118, erano esattamente le 10.27» spiega Lino Stringaro, 24 anni, vigilante delle Guardie giurate europee, in servizio alla vicina agenzia Unicredit. «Qualche attimo prima - precisa il giovane - avevo sentito due detonazioni, ma non molto forti, tipiche di unarma di piccolo calibro. Subito dopo un passante è venuto verso di me dicendomi che un uomo si era sparato dentro la caserma dei carabinieri». Stringaro arriva sul posto, inizialmente non nota il corpo, pensa a uno scherzo, guarda bene e alla fine lo vede. «Era sdraiato sul fianco sinistro, il braccio destro appoggiato sul petto, la pistola in pugno, il sangue che si allargava sotto la testa. Credo di aver anche visto il foro di ingresso sulla tempia».
La guardia giurata chiama il 118 mentre iniziano a uscire i carabinieri in servizio. Poco dopo arriva lauto medica, ma i sanitari possono solo constatare il decesso dellanziano. Sul posto arriva mezzo stato maggiore del comando provinciale dei carabinieri: scegliere una loro caserma per ammazzarsi è un fatto decisamente insolito. Ma alla fine si scopre che non cè assolutamente nulla dietro quella decisione, se non la «delicatezza» dellanziano nei confronti della famiglia.
Il poveruomo infatti ha in tasca tre lettere, una indirizzata alla moglie, la seconda ai due figli, una terza agli stessi carabinieri in modo da poter fugare ogni minimo dubbio. In buona sostanza spiega di avere una grave forma tumorale che non gli lascia scampo e nella suo meticolosità si premura anche di allegare un certificato medico che attesta le sue precarie condizioni di salute.
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