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Nordisti e sudisti tra Storia e leggenda

Un diario di viaggio sui campi di battaglia per capire l'epica e gli orrori della guerra di Secessione

Nordisti e sudisti tra Storia e leggenda
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Chi di noi da ragazzo non ha desiderato una volta di essere un ufficiale Nordista, stretto nella sua bella divisa blu, e di combattere per la libertà contro i Sudisti dalle giacche grigie, difensori dello schiavismo? Ma io confesso d'aver provato qualche volta compassione, ammirazione per gli sconfitti Confederati che combatterono con nobiltà e onore, e per il loro eroico generale Lee. La Guerra di Secessione americana (1861-65) ha agito nelle nostre fantasie ben più, ad esempio, delle guerre del Risorgimento, finite in un colpevole oblio. La poderosa macchina dei sogni fatta di letteratura e cinema ha vinto. Ci ha coinvolti, ci ha fatto provare pietà, rabbia, immedesimazione. Ci ha fatto sognare. Carlo Miccichè, uomo di cinema e televisione, è stato tanto fedele al sogno da costruirvi un libro - Sognavo Gettysburg (Edizioni Ares) - che racconta un suo viaggio tra Washington e Atlanta attraverso i principali campi di battaglia della Guerra civile americana. Una cronaca gustosa e ricca di dettagli on the road si alterna a dialoghi con un mentore e guida chiamato semplicemente C., a uno zibaldone di annotazioni, riflessioni, visioni e a riferimenti a due colonne portanti, i libri e i film che l'autore ha letto e visto per alimentare il suo sogno stesso. È molto ben tratteggiata la differenza tra le forze in campo. Il Nord ha ormai odore di macchine e di fumo: l'invenzione del telegrafo di Samuel Morse, della rotativa a stampa, della macchina da cucire hanno dato slancio a una industrializzazione sempre in crescita e in tumulto. Il Sud profuma ancora di magnolia, di tabacco, di rum colore dello zucchero bruciato e caramellato. Ma anche delle catene e del sangue degli schiavi. La sua economia fondata sullo schiavismo è arretrata, anacronistica. La sua classe dirigente conservatrice e aristocratica. Il generale Lee, gentiluomo della Virginia, non chiamerà mai i Nordisti se non "quella gente". Il Nord, l'Unione, ha soldati organizzati in reparti ordinati, superiorità tecnica con armi sempre più potenti sino alla mitragliatrice inventata nel 1862 da Richad J. Gatling. Il Sud ha soldati anarcoidi, tutto cuore e passione agli ordini di un generale grande come Lee, ma non equipaggiati e non sostenuti da rifornimenti adeguati e da una ricca produzione industriale. Billy Yank, lo Yankee, ha il sopravvento su Johnny Reb, da rebel, "ribelle", come i Nordisti continueranno a chiamare i secessionisti. Il libro ci racconta gli eventi di una guerra dall'andamento alterno, sanguinosissima, che si svolse anche per mare, dove noi non la immaginavamo: nella baia di Hampton Roads ebbe luogo il primo scontro di navi corazzate della storia, e i Sudisti, nonostante la loro inferiorità tecnica che alla lunga li farà soccombere, inventano il primo sommergibile militare, l'Hunly, e al comando del capitano di vascello Raphael Semmes condurranno con la nave Alabama una guerra corsara contro le navi nordiste in tutti i mari.

Incontriamo pagina dopo pagina i protagonisti delle battaglie, i generali nordisti, alcuni opachi e cauti come George B. McClellan, altri come George G. Meade, la cui fama appare offuscata da William Sherman, grande stratega e teorico della terra bruciata e soprattutto da Ulysses Grant, che guida l'Unione alla vittoria finale. E vediamo giganteggiare la figura del Presidente Abraham Lincoln di fronte al pallido Jefferson Davis, a capo della Confederazione. Nel cuore del libro, l'autore racconta finalmente il suo arrivo a Gettysburg, la rievocazione storica in tre giornate della battaglia, l'incontro visionario e il dialogo con il figurante che interpreta Lee. E tratteggia gli eventi di quello scontro decisivo e grandioso, in cui giocarono il loro ruolo il terreno e il destino, come a Waterloo, e che vide dopo diversi ribaltamenti di fronte non tanto la vittoria di George G, Meade, quanto la sconfitta di Robert E. Lee, e l'approssimarsi della fine per i Confederati. Intanto, hanno fatto capolino film e libri che orientano il lettore, e si va dal Texano dagli occhi di ghiaccio con un indimenticabile Clint Eastwood e dal classico John Ford sino al Tarantino di Django unchained e The Hateful Eight, dai fondamentali Via con vento e La capanna dello zio Tom ai romanzi di Ambrose Bierce e Edgar L.Doctorow.

In questo libro si parla molto di guerra, ma l'autore sa e scrive che nella guerra non c'è "bellezza" c'è "tragicità, disgregazione, terrore, entusiasmo, angoscia, delirio". Ci sono vincenti e perdenti, ma, come scrive Walt Whitman, pacifista, infermiere tra i soldati dell'Unione, immenso poeta, "le battaglie si vincono e si perdono con lo stesso cuore".

Lo riecheggerà Jorge Luis Borges quando rivolto a Carlo XII di Svezia scriverà: "Sapevi che vincere o esser vinto/ sono facce di un Caso indifferente/ che non c'è altra virtù che essere valorosi". E questo libro alla fine ci fa riflettere sul valore guerriero, ma soprattutto sul valore del sogno.

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