Le nostalgie ambientaliste della Carlini

Sabrina Vedovotto

Dopo la grande mostra tenutasi nel 2004 a Sant’Ivo alla Sapienza, Maria Cristina Carlini ripropone il suo lavoro a Roma. Questa volta la sede, se possibile, sembra essere ancora più prestigiosa. Una grande installazione permanente davanti alla sede dell’Archivio Centrale dello Stato all’Eur, e una mostra all’interno della sede stessa. Dodici lavori costituiscono il corpus della mostra, insieme a molti fogli preparatori, utili a comprendere meglio le metodologie di lavoro dell’artista, che crea sculture - installazioni, realizzate con diversi materiali, tra i quali la terra e il ferro. Il lavoro posto all’esterno, dal titolo Fortezza, rimarrà memoria di una delle espressioni artistiche del terzo millennio. Come sostiene infatti lo storico dell’arte Carlo Franza, che da anni segue il percorso artistico della Carlini, curatore anche di quest’ultima mostra, in Fortezza «c’è anche una visione del mondo, è la nuova costruzione simbolo della città contemporanea, ma anche preludio, a causa dell'incessante desertificazione del territorio e dell’impoverimento delle risorse organiche, di un prossimo ritorno ad uno stadio primordiale della vita sulla terra».
Il pensiero chiarito dal curatore è anche il leitmotiv di tutte le opere presenti, che cercano, attraverso materiali naturali, di avocare a sé sentimenti e sensazioni provenienti sia dalle materie stesse che dalla concezione scultorea con la quale sono state realizzate. L’artista cerca di porre un quesito, ancora di più un motivo di riflessione rispetto alla caducità di questo mondo nel quale ci troviamo a vivere e, grazie ai lavori dal titolo Africa, Genesi, Porta, Impronta, Muro, tenta di riportare l’attenzione sulla corruttibilità di questo mondo contemporaneo.

Le paure, le incertezze raccontate in questi lavori sottendono un chiaro tentativo di riflessione in merito allo stretto rapporto di causa effetto che esiste tra passato e futuro.
Archivio Centrale dello Stato. Lunedì-venerdì: 15.30-18.30, sabato 9-13.30. Domenica chiuso. Ingresso libero.

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