«La nostra storia di murati vivi per non morire d’amianto»

Vivere murati vivi. Stare tappati in casa senza poter aprire le finestre. Avere un balcone e usarlo come sgabuzzino. Vita di ordinaria paura. Nelle case del Comune di via Fernando Santi 6/8. Daniela Capaccio, 39 anni, tre figli, che in questi giorni sono al mare a respirare un po’ d’aria buona, vive chiusa in casa. «Il medico mi ha consigliato di non aprire mai le finestre e di non lasciare i bambini sul balcone perché è pericoloso. Io ho paura, devo tutelare la salute mia e dei miei figli». Dal suo balcone al sesto piano si possono toccare i bianchi tetti di amianto. Più che bianchi, in realtà, sono grigi e in molte parti sono ricoperti di muschio e di macchie più scure. La signora Capaccio, ci convive dal 1986: «Vede, lì di fronte - dice guardando fuori dalla finestra - anche quelle case private avevano il tetto di amianto ma il Comune l’ha fatto rimuovere. Qui, che le case sono di proprietà del Comune, nessuno lo toglie».
Al piano sotto, vive la signora Gianna Messaggio, suo marito si è ammalato di tumore al polmone. «Ci hanno detto che probabilmente è dovuto all’amianto». Il marito della signora non è l’unico: nei due palazzi, che rispondono ai civici 6 e 8, sono già morte alcune persone per lo stesso male. «Si parla di Expo, si mette l’Ecopass, ma nessuno pensa alla nostra salute. Io mi sento umiliata e ho paura» conclude la signora Capaccio. L’amianto non solo lo si respira, lo si tocca dal balcone, lo si vede. È anche nascosto. Lo scorso gennaio, infatti, i tecnici hanno scoperto un deposito di amianto nei sottotetti delle case.
Eternit e 270 appartamenti di via Santi 6/8, una storia che dura da quasi dieci anni. È dal 2001, infatti, che i residenti aspettano la sospirata bonifica. Bonifica che Palazzo Marino ha previsto nel piano triennale delle opere pubbliche 2005/2007. Nel 2008 l’intervento viene confermato, ma le opere di riqualificazione non sono mai partite. Intanto i residenti, quelli più battaglieri come la signora Rita Monfredi, coordinatrice del comitato via Santi, continuano a scrivere al Comune perché intervenga, mentre altri si ammalano e muoiono in silenzio. «Nel 2005 - racconta Rita Monfredi - ci hanno detto che entro il 2007 sarebbero iniziati i lavori di bonifica, ma dopo due anni non si è mosso nulla. E dire che nel 2007 si sono ammalate di cancro una decina di persone. Abbiamo chiesto anche un intervento alla Pirelli RE che cura la gestione dell’edificio ma ci hanno risposto che la manutenzione straordinaria spetta al Comune». Nel 2008 Palazzo Marino stanzia 8 milioni per la rimozione dei tetti bianchi.

Il consigliere comunale del Pd Carmela Rozza, otto anni tra le file del Sunia, domani presenterà una mozione «per chiedere che il Comune sblocchi i fondi derivanti dalla vendita del fondo immobiliare, di cui il 50 per cento deve per contratto esser investito in edilizia residenziale, per rimuovere l’eternit da tutti gli edifici di Milano. Il sindaco è responsabile della salute dei milanesi». Sempre domani pomeriggio gli inquilini di tutti gli edifici con amianto della città manifesteranno davanti a Palazzo Marino.

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