Le note di Boulez danno il via alla kermesse di Ivan Fedele

Leggi certi programmi e ti vien voglia di drizzare le orecchie. Proprio così, anche se l’altro giorno al teatro Dal Verme, dove di quei programmi si è parlato, non c’era il signor Ivan Petrovic Pavlov, medico russo celebre per i suoi studi sul riflesso condizionato. È che l’annunciato «Koiné 2010» (da gennaio a maggio, info: www.dalverme.org), il cartellone ideato da Ivan Fedele, compositore-direttore artistico dell’orchestra dei Pomeriggi musicali, anche con quei suoi continui richiami al mondo musicale francese crea una certa aspettativa e curiosità.
Sul pieghevole l’indice scorre e scopre autori ormai mitici, giovani affermati ed enfant prodigè (da Boulez a Momi, passando per Romitelli e Zappa), direttori e interpreti scelti ad hoc, vedi Angius, Platz e Boccadoro. E ancora ecco spiegato che uno degli obiettivi è dare spazio a quegli italiani che hanno fatto i bagagli per trasferirsi all’estero. Chiamasi fuga di cervelli... Meglio parlare di musica - sulla migrazione dei talenti ci vorrebbero fiumi di inchiostro -, meglio dire subito del via libera oggi, quando alle ore 21 ci sarà il primo dei sei concerti: con musiche di Pierre Boulez («Memoriale» e «...explosante-fixe...», in prima esecuzione italiana), sarà un omaggio per gli 85 anni del maestro; direttore Pierre-André Valade e sul palco, ovviamente, l’orchestra di casa.
«I Pomeriggi? - fa eco il direttore, nell’affollata saletta del teatro -. Quando mi sono insediato ho cominciato a studiare la storia sua e quella della fondazione, scoprendo che la loro vocazione fin dal 1946 è la diffusione della contemporanea». Così ha avuto l’idea di far tornare la formazione su alcune delle orme più autentiche della sua ragion d’essere. Il tutto, nel nome di quella che Fedele preferisce chiamare rigorosamente «musica d’arte», la quale nei suoi scritti descrive come caratterizzata da «estrema ricchezza e varietà di stili». E il risultato è una rassegna-sfilata di musicisti di diverse generazioni: «Da Carter ad Adams a Donatoni (ndr - i classici della seconda metà del XX secolo), ai “giovani“ come Bertrand e Dai Fujikura; passando per la “generazione di mezzo” rappresentata da Gervasoni, Solbiati e Francesconi». Insomma, in una manciata di incontri ce ne è abbastanza per fare il giro del mondo e per dare una mano a questo pianeta musicale (tra gli altri sostenuto dal festival «MilanoMusica», dei Sentieri Selvaggi e del Divertimento Ensemble), che in città non di rado si trova un po’ come in un limbo per la scarsità di mezzi. Dopo c’è il resto... e quando si parla del genere la discussione ha il tono delle litanie.

«In Italia? Questa musica fatica ad affermarsi, a volte per colpa del mercato, degli enti, degli stessi autori e per i pochi investimenti...». Solito mantra, ma come dare torto all’editore Gabriele Mazzotta che all’incontro sulla programmazione era al tavolo col direttore artistico.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica