«Il nucleare? È necessario

Non è vero che l’energia prodotta con il nucleare costerà meno. Non è vero che il referendum anti-nucleare ha avuto l’effetto di far perdere all’Italia tutte le conoscenze nel settore. Non è vero che il problema principale dell’energia atomica è la sicurezza: sono le scorie. Parola di un nuclearista convinto, Giuseppe Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia (che controlla Ansaldo Nucleare), del gruppo Finmeccanica. Ma allora questo vuol dire che finora ci hanno contato un sacco di frottole? Più o meno, ma Zampini preferisce non dirlo in maniera così diretta, piuttosto sceglie di spiegare il suo punto di vista che, mette le mani avanti, «è di parte».
Poche settimane fa Edf ha presentato la nuova centrale di terza generazione (Epr), ed è saltato fuori che in Francia erano vent’anni che non facevano un impianto nuovo. Poi si scopre che nel ’96 e nel 2007 avete costruito due centrali atomiche in Romania, a Cernavoda. Ma allora le cose stanno esattamente al contrario di quanto ci è stato raccontato finora...
«Facciamo un passo indietro: con il referendum dopo Cernobil è stata bloccata la costruzione di sei impianti. É stata una decisione nefasta, ma Ansaldo è sopravvissuta in maniera adeguata. Avere la tecnologia vuol dire essere in grado di fare, e noi siamo stati capaci di fare due centrali in Romania assieme a Atomic Energy of Canada (Aecl). Oggi non siamo in grado di ripartire da soli, ma di creare un punto di aggregazione: dopo il referendum è venuta a mancare tutta l’industria che ruotava attorno al nucleare. Ma se si varerà un programma preciso possiamo ripartire in tre anni: abbiamo collaborato con Westinghouse allo sviluppo del reattore Ap 1000 di terza generazione. Io credo che il ministro Scajola abbia ragione quando dice che si può mettere la prima pietra entro il 2013».
Ma l’Italia potrebbe scegliere il francese Epr e non Westinghouse.
«Enel ed Edison stanno valutando le due opzioni e daranno un’indicazione, siamo in grado di costruire centrali Epr in collaborazione con Areva. Sarà poi il governo a indirizzare la decisione».
Che differenza c’è tra una scelta e l’altra?
«Epr è un reattore più grosso, da 1600-1700 Mw, l’Ap 1000 ha una potenza di 1.100 Mw, ma soprattutto richiede molto meno spazio per essere costruito e ha un sistema di sicurezza che funziona per leggi fisiche, mentre quello francese richiede l’intervento umano. Con Westinghouse siamo un passo più avanti: garantisce ottime ricadute per il sistema nazionale. La scelta sarà legata ai siti e alla capacità della rete di trasmissione».
Manager di grandi gruppi stranieri che hanno impianti nucleari sostengono che l’elettricità prodotta con l’atomo non sarà meno cara di quella con il gas.
«Se si mettono in fila tutti gli elementi, il prezzo di un Kwh nucleare costerà come quello prodotto col gas. Certo, è difficile calcolare i costi di un impianto che verrà costruito fra 5 anni, ma il nucleare non va valutato in base ai costi, ma come energia alternativa, deve essere scelto perchè ci permette un mix di fonti energetiche e perchè riduce le emissioni di Co2. Tra l’altro, io penso che se lo Stato incentiva le fonti alternative, dovrebbe farlo anche con il nucleare. Quanto alla gestione delle scorie, è una scelta che deve essere fatta dal governo, e non da noi».


Già, le scorie: cosa ne faremo?
«Le scorie sono “il“ problema, uno dei punti su cui siamo caduti: sappiamo gestire le centrali, ma in Italia non sappiamo dove mettere le scorie. Scanzano era il sito ideale sotto ogni punto di vista. Ora potremmo stoccarle in superfice: per 150 anni possiamo tenerle lì. Nel frattempo dovremmo trovare una soluzione. Persino in Italia».

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