Cinzia Romani
da Roma
Le donne lo fanno e lo amano. Possono aumentarne il volume daffari o lasciarlo lì, inerte, con un passaparola tra amiche. Alla fine, sono le donne, gli specchi magici in cui il cinema si riflette, raddoppiando o sparendo se loro ci mettono bocca. O faccia, mente, cuore, frangia, gambe. Il sigillo delle femmine è stato apposto alla Festa del Cinema di Roma, non a caso reclamizzata dalla Lupa capitolina, che sfoggia occhiali color fuoco sui poster. Ad aprire una grandiosa migrazione di dee sarà Nicole Kidman, astro nel cui tracciato altre stelle brilleranno, a partire da Monica Bellucci, quarantanni più uno di splendore appena compiuti.
Oltre gli strass, venti registe guideranno le mosse sul telone bianco. Perché, altrimenti, la direttrice di Ciak Piera Detassis, che nella Festa di Roma capitana la sezione Première, mazza in mano ad annunciare ospiti illustri, sintetizzerebbe: «La Festa è femmina»? Non per ricavarne evidenza sui media: il successo non manca alla navigata giornalista, ora autrice di Signore&Signore (Edizioni Cinecittà Holding), sontuoso libro da lei dedicato a venti (numero magico?) dive dellitalico star-system. «Non è per cinefili, ma per chi preferisce la vita e sinnamora delle vite altrui», dice la maestra del tappeto rosso quirite, mentre attende ledizione-strenna del suo book levigato. Ha appena sostenuto un corpo a corpo telefonico con la Diva Nicole, integralmente nuda in Fur, provocatorio film sulla fotografa dei freaks Diane Arbus, del regista di Secretary, Steven Shainberg.
E siccome latteso film terrà a battesimo la Festa, ne parliamo con la cancelliera del red carpet. «Qui cè una star che rischia, sul filo della provocazione e della nudità», anticipa al Giornale la manager, ritenendo Fur «un film gotico, controverso, con un tono di fiaba, dove non si vedono né le fotografie di Diane, né il suo suicidio, ma la trasformazione duna borghese, da ricca figlia di pellicciai a viaggiatrice della notte». Con professionalità, lex-signora Cruise (signora se sia davvero in dolce attesa) ha accettato di girare un nudo integrale, nella scena in cui la Arbus fotografa un campo di nudisti.
«Amo Shainberg, cronista della sensualità femminile, pure nei suoi lati più oscuri», commenta la Detassis, ravvisando un filone bella&bestia (la Kidman verrà attratta nel mondo underground da Lionel, ovvero un Robert Downey jr., interamente coperto di peli) anche ne Le Concile de pierre (Il Concilio di pietra), film drammatico di Guillaume Nicloux , interpretato da Monica Bellucci. La diva di Città di Castello, baronessa licenziosa per Virzì, fisioterapista in carne per Veronesi (Manuale damore) e diva dei telefoni bianchi (Luisa Ferida) nel televisivo Sangue pazzo di Marco Tullio Giordana, sa giocare glamour e basso. «Alla Festa, dopo la baronessa sguaiata di N, che prende in giro le proprie forme e usa vestiti impero perché mettono in risalto il davanzale e nascondono girovita e culo, la Bellucci, che fa autoironia e rischia, sarà magra e scarnificata, con i capelli corti», spiega la Detassis. «Lotterà con terribili serpenti e con un gigantesco orso in 3D, in Mongolia. Come madre adottiva, scopre che il figlio adottato in Asia è un predestinato (gli compare un segno sul petto), legato a un mondo ancestrale». Salta agli occhi la coincidenza con la cronaca di questo thriller punk, dove un magistrato asiatico contende a una madre adottiva un bimbo infelice.
Altri temi femminili? «La migrazione, vista dalla regista indiana Mira Nair con The Namesake o dalla francese Ariane Mnouchkine. E la desertificazione dei sentimenti, come narra Francesca Comencini: nel suo A casa nostra filma una Milano notturna, scarna di relazioni umane». E poi dicono che Roma non ha lanciato il guanto (di Gilda, ovviamente).
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